Sedici squadre in otto punti. Era un pezzo che non si vedeva una classifica di serie B così corta alle soglie di dicembre. L’anno scorso, per dire, tra il quinto e l’ultimo posto di lunghezze ce n’erano ben quindici. Ma soprattutto i fanalini di coda (Pordenone, Vicenza e Crotone nel 2021; Perugia e Venezia nel 2022; Feralpi Salò e Ternana nel 2023) erano già molto staccati. E il Cosenza, complice il blitz all’ultimo respiro al Rigamonti (seconda vittoria esterna e quinto risultato utile consecutivi), si ritrova dentro questo mucchione.

Dalla vittoria col Brescia sono arrivate un paio di conferme. Nel bene e nel male, questa è una squadra con cui serve pazienza. Dilapidare un doppio vantaggio (con due reti figlie di altrettanti erroracci evitabilissimi: lettura del movimento di Bjarnason sul primo, marcatura su Bianchi nel secondo) avrebbe steso anche un toro. Invece è stato chiaro da quando, sul 2-2, il pallone è tornato a centrocampo che il Cosenza a quel punto non aveva paura di perdere. Guai a puntare i riflettori sugli errori piuttosto che sui margini di crescita (che ci sono e si vedono). L’evoluzione di giovani come Charlys e Ricciardi lo conferma. Questa non è ovviamente una squadra di ferro e indistruttibile. Ma nemmeno un’accolita di “raccattati”. 

Il Cosenza continua a essere una delle migliori difese e una delle squadre che tira più in porta in questa serie B. Il punto è che finalizza assai poco: prima di Brescia, solo contro Mantova e Sampdoria aveva segnato più di una rete e in un terzo delle gare giocate è rimasto all’asciutto. Raccoglie meno in casa (due vittorie in sette gare, l’ultima a metà settembre contro la Samp) che in trasferta. La difesa gira meglio dopo l’innesto di Dalle Mura, Ricciardi sull’out destro permette di lasciare più libero da compiti di copertura Ciervo sul lato opposto e anche le rotazioni tra Florenzi, Charlys e Kouan garantiscono imprevedibilità e pressing a centrocampo. A gennaio serviranno puntelli in difesa e in attacco, anche se confido molto in Strizzolo.

È molto probabile che le sette partite da qui alla prossima sosta finiscano per mescolare le carte in classifica, ma non è detto. In proiezione potrebbero portare il trio di testa (Pisa, Sassuolo e Spezia) attorno ai 45 punti. Sarebbe una situazione inedita rispetto alle ultime stagioni, in cui a fine anno c’era un solo padrone solitario indiscusso (Lecce, Frosinone e Parma), ma non così in fuga rispetto alla zona playoff.

Metto le mani avanti: non sto guardando in alto perché penso che il Cosenza possa rientrare in quella lotta, ma perché la sua “splendida follia” rischia di vederlo danzare a lungo nella terra di mezzo, senza poter fare grossi calcoli partita dopo partita.

Quelle prossime metteranno il Cosenza di fronte a due tra le formazioni di testa, tutte in trasferta. Il Pisa, trascinato dall’intesa Tramoni-Lind, è forse la più bella vista all’opera finora. Il Sassuolo, invece, è un’altra storia rispetto a quello incrociato a settembre (a meno che Berardi, a fine anno, non abbia la testa rivolta alle sirene della serie A). A queste sfide da bollino rosso, aggiungo quella col Cesena, sempre fuori casa.

Sono le tre gare in cui il Cosenza dovrà giocare con maggior spensieratezza possibile. Quelle a cui invece deve prestare la massima attenzione sono le tre casalinghe e la trasferta di Carrara. Il Modena, dopo l’esonero di Bisoli, ha confermato la promozione di Paolo Mandelli dalla Primavera e cercherà di dare continuità dopo un autunno orribile (tre punti in sette partite). Stessa scelta operata dal Frosinone con Leandro Greco, per ora con scarsissimi risultati (quattro pareggi, uno “eroico” contro il Pisa): per i ciociari, dicembre sarà un crocevia decisivo. La Carrarese, infine, data per spacciata dai bookmaker, tra le vittorie con le dirette rivali (Frosinone, Cittadella) e qualche pareggio importante è riuscita a muovere un po’ le acque. E poi c’è il derby.

Preferisco scriverlo da subito, perché lo so che in tanti abbiamo cerchiato da settimane il 26 dicembre sul calendario (e non certo per devozione a Santo Stefano). Un anno fa (e sappiamo che Caserta ci mise molto di suo) quelle due partitefurono lo spartiacque della stagione. All’andata diedero il via a una crisi che si sciolse due mesi dopo, con l’insperata vittoria sul Venezia. Decretarono invece la fine dell’era Caserta al ritorno. Per fortuna, aggiungo.

Calcolatrice alla mano, il Cosenza potrebbe presentarsi molto bene a quella sfida (se ottenesse, per esempio, 8/9 punti nelle prossime cinque) oppure a caccia di rivalsa, qualora le gare interne (Modena e Frosinone) andassero buca. L’ambiente conta moltissimo in questi casi, soprattutto con una squadra giovane e in evoluzione.

Il vero morso di Tyson, per parafrasare l’ultimo singolo di Brunori, finora è stata la capacità di Alvini e dei suoi ragazzi di isolarsi dalle cattive notizie (penalizzazione, pignoramenti) e dalla ridda di voci sulla proprietà. E, se vogliamo vederne altri, bisogna affidarsi alla magica penna di Don De Lillo: Non si prosegua l’azione secondo un piano. Proprio com’è accaduto finora.