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L’influenza avuta dai Nuclei Sconvolti a Cosenza esula dal contesto sportivo, abbraccia quello sociale e, probabilmente, ha contribuito a toccare un orizzonte di emancipazione che in altre parti del meridione resta ancora distante.
I Nuclei Sconvolti sono vissuti due volte, ma non sono mai morti. Di sicuro non sui muri della città, né nei luoghi dell’anima di chi essendo fuori moda per scelta, ne creò una che fu di ispirazione da nord a sud. Anticonformisti, allergici all’ordine costituito, anarco-punk, cultori della legalizzazione della marijuana arrivarono a scegliere la foglia a sette punte come simbolo dello striscione. Un successo generazionale che oggi, con quaranta candeline da spegnere sulla torta, sarebbe impensabile riproporre ex-novo.
La svolta delle curve italiane, negli anni, è stata militaresca, destrorsa, improntata alla misurazione fisica e all’ostentazione dei muscoli. Cosenza fa ancora eccezione ed è innegabile come gli influssi del 1983 siano evidenti dopo ben otto lustri nei due settori caldi del Marulla. Alla nomea di picchiatori, i Nuclei Sconvolti hanno preferito altro. L’impegno sociale con Padre Fedele prima e nei centri autogestiti dopo, tanto per iniziare. Ma anche la produzione di fanzine per mettere nero su bianco pensieri e discussioni figli delle assemblee e per dare informazioni di servizio su trasferte e materiale.
L’idea, anche stavolta, fu geniale. “Tam Tam e segnali di fumo” incarnava perfettamente l’indole rivoluzionaria dei Nuclei Sconvolti, che quando tornarono ad esporre lo striscione nel 1997 decisero di stampare in carta patinata il loro organo di informazione. Copertine degne del Manifesto ne hanno accompagnato per anni l’irriverenza e le prese di posizioni sui temi sportivi e di attualità. Le redazioni dei giornali cartacei, web e televisive della Calabria (e non solo) oggi sono piene di giornalisti che sfruttarono quella palestra come trampolino di lancio.
I Nuclei Sconvolti forgiarono l’identità della parte antagonista di Cosenza attraverso la curva. Nel senso che indossare la sciarpa rossoblù al collo poteva essere il collante perfetto per unire il dilettevole dei 90 minuti di pallone, all’utile del darsi da fare nel sociale. Le collaborazioni con l’Oasi Francescana e i pranzi di Natale insieme ai poveri del comprensorio rappresentano uno dei momenti più alti di inclusione mai vissuti in città. L’integrazione, però, è sempre stato il cavallo di battaglia principale. Il rifiuto del razzismo in ogni sua espressione è la stella polare che ha indicato la strada all’ombra della Sila ed ha permesso la creazione di ideali zone temporaneamente autonome.
Esattamente quelle Temporary Autonomous Zone di cui parla nel suo saggio il filosofo e scrittore americano Hakim Bay che teorizzò nel 1991 di creare temporaneamente degli spazi autogestiti al fine di eludere le strutture e le istituzioni formali imposte dal controllo sociale. Leggendolo, si giunge alla conclusione che il miglior modo di creare un sistema non gerarchico è basato sulle relazioni e sullo scambio interculturale.
Tanti auguri Nuclei Sconvolti… Nuclei sconvolti! Sconvolti tutti quanti! Nuclei Sconvolti, sconvolti olè!