Marcello Nicchi, numero uno dell’Aia, chiude alla tecnologia Var in Serie B. «Andiamo cauti, mi viene un po’ da sorridere».

Il numero uno dell’Aia, Marcello Nicchi si è espresso circa l’utilizzo della Var in Italia: «Nel nostro paese sono nati i moviolisti della Var – spiega ai microfoni di Radio 1 -, che spesso fanno danni. Il campo è un’altra cosa, quando sento parlare gente competente mi si apre il cuore. Bisogna continuare a inculcare nella testa degli sportivi che la tecnologia è un supporto, non l’arbitro».

No alla Var in Serie B

Nicchi poi chiude alla Var in cadetteria. «Mi viene non dico da sorridere, si deve stare un pochino cauti, anche perché poi lo vorrà la Serie C e poi l’Eccellenza. Il Var è uno strumento adottato per la prima Lega dopodiché se vogliamo in Italia essere ancora una volta precursori e se si tratta di usare il Var in uno spareggio della B per salire in Serie A si può trovare il modo di farlo. C’è un altro problema, non tanto quello della struttura degli arbitri che non sono del tutto pronti, 9 su 27 di B hanno fatto il Var in A, ma c’è un’altra considerazione: l’arbitro nelle categorie sottostanti deve imparare ad arbitrare e lo deve fare senza tecnologia, perché quando arriverà a campionati dove ci si gioca cose anche molto più importanti deve saper utilizzare uno strumento che all’improvviso non deve diventare un tabù».