C’è tanta carne al fuoco nella maxi inchiesta sugli arresti a Cosenza, coordinata dalla Dda di Catanzaro. Spulciando tra le carte investigative spuntano fuori alcune nuove rivelazioni dei pentiti di ‘ndrangheta circa gli omicidi di Angelo Aiello e Giuseppe Giugliano, avvenuti a Cosenza agli inizi del nuovo secolo.

Alla base della nuova indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, non ci sono soltanto i reati di estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, narcotraffico e associazione mafiosa, ma anche una complessità investigativa che proietta i magistrati di Catanzaro nel futuro. Ciò è da intendersi nella prospettazione di mettere insieme i pezzi del mosaico, chiudendo il cerchio sia sui casi di “lupara bianca” che sui delitti recenti e passati. Come nel caso di Luigi Fumarola, intercettato (come anticipato dal nostro network) prima di essere ucciso nei pressi di Bisignano.

De Rose spiega la gestione dei territori

Tra i collaboratori di giustizia che hanno riferito sull’omicidio di Giuseppe Giugliano, c’è Vincenzo De Rose, già condannato in via definitiva nel processo “Job Center“. Oltre quattro anni fa, lo spacciatore di Cosenza Vecchia ha deciso di aiutare la Dda di Catanzaro, nella repressione dei fenomeni criminali, facendo nomi e cognomi dei soggetti che, secondo lui, si sarebbero resi protagonisti di reati: dagli omicidi alle rapine. E, ovviamente, anche il traffico di sostanze stupefacenti.

Nel caso di specie, Vincenzo De Rose, riferendosi al periodo in cui il gruppo di Celestino Abbruzzese comandava Cosenza Vecchia, ha spiegato ai pm antimafia, di aver “partecipato a varie riunioni con Celestino Abbruzzese e Luigi Abbruzzese. Cosenza Vecchia era passata sotto Celestino. Ogni fratello aveva una zona di controllo su Cosenza per la droga, quindi quattro fratelli su quattro zone. Marco e il fratello Celestino su Cosenza Vecchia, Luigi e Antonio Abbruzzese sono su via Popilia. Gli italiani hanno San Vito e Serraspiga».

De Rose: «Marco Abbruzzese voleva ammazzarmi»

«In questi giorni c’era stata l’operazione “Oberdan“. Nei documenti viene fuori che» un uomo «mi ha venduto la droga mentre ero al mare» ha affermato Vincenzo De Rose. «Queste carte sono state mandate a Marco Abbruzzese che mi ha detto che se le carte confermavano quello che gli è stato detto, ammazza me e alla mia famiglia».

De Rose, poi, ha ricordato alla Dda di Catanzaro che «prima di essere arrestato il 10 agosto 2017, ero detenuto agli arresti domiciliari per traffico di droga per l’operazione “Job Center“, nella quale, a seguito di giudizio abbreviato, ho riportato condanna alla pena di 8 anni e 10 mesi di reclusione».

Cosenza, gli omicidi Aiello e Giugliano

In seguito Vincenzo De Rose ha riferito sugli omicidi del passato, come quello di Angelo Aiello, «commesso da Cecè Cozza» e a suo dire da un’altra persona deceduta, «in quanto li ho visti scappare a Cosenza Vecchia» e in carcere ha detto di aver appreso anche del delitto avvenuto nel negozio “Boulangerie“». Secondo De Rose «la vittima dell’omicidio, è stata sparata perché acquistava cocaina da altri, anche la vittima era uno spacciatore». Per questo assassinio, “Cecè” Cozza e il pentito Oreste De Napoli sono stati condannati dalla giustizia calabrese.

Ancora droga nei verbali di De Rose

In uno degli ultimi passaggi messi a verbale, il collaboratore di giustizia Vincenzo De Rose ha dichiarato che «Marco Abbruzzese si rifornisce di marijuana da un albanese a Bari, mentre la cocaina e l’eroina arriva da Cassano Ionio».