Nel primo pomeriggio all’Annunziata arrivate altre due persone da Diamante con i sintomi dell'intossicazione. Intanto il direttore generale fa il punto: «Situazione sotto controllo, monitorati tutti gli ospedali regionali»
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Quarantott’ore di lavoro che, forse, si protrarranno. L’emergenza botulismo a Cosenza potrebbe avere due nuovi casi, entrambi provenienti da Diamante, dove è scoppiata la diffusione dell’intossicazione alimentare. Gli accessi sono avvenuti nel primo pomeriggio: si tratta di un minore che ha anche la madre ricoverata per le stesse motivazioni e di un’altra persona che accusa gli stessi sintomi delle precedenti.
I due sono sotto osservazione per capire se si possa trattate, anche in queste due circostanze, della problematica che ha portato a un grosso lavoro di squadra fra tutti gli ospedali della regione, il Ministero della Salute e finanche la Prefettura, come ha spiegato nella conferenza di questo pomeriggio il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, Vitaliano de Salazar.
Botulismo, l’emergenza fra Diamante e l’Ospedale di Cosenza: «Grande lavoro di squadra»
Sul caso di botulismo a Diamante, il direttore dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza commenta: «Vale la pena sottolineare come il sistema pubblico funzioni perché ieri è stata messa in moto una macchina che ha richiesto la collaborazione di tutti. Al momento (della conferenza, ndr) sono dodici i ricoverati accertati, nove sono in rianimazione e tre in pronto soccorso. Di questi – aggiunge poi De Salazar – dieci sono sotto osservazione e due, essendoci stato uno stresso polmonare, sono in fase di intubazione. Sono tutti in prognosi riservata, ma siamo fiduciosi». E dei due decessi che sarebbero legati ai casi? «Non ne sapevamo nulla»
Da De Salazar arrivano i complimenti a tutto lo staff: «Ringrazio il dottor Andrea Bruni e il direttore sanitario Pasqua, ringrazio anche gli infermieri che si sono dati volontari per continuare il lavoro e tutti gli operatori sanitari. Quest’aspetto non è secondario – sottolinea – perché abbiamo dimostrato di essere un’azienda con un’ottima gestione dell’emergenza». E a proposito di questo: «Quando ci sono questi casi bisogna mantenere la calma per non incorrere in errori e l’abbiamo fatto tutti. Siamo sicuri che sia botulismo? Sì, siamo sicuri». Per quanto riguarda la provenienza dei ricoverati, alcuni sono residenti mentre la maggior parte sono turisti, «tutti fra i 17 e i 45 anni». L’emergenza è stata gestita anche dai già citati dottori Pasqua e Bruni: «Delle nove fiale di siero reperite al San Camillo – spiega quest’ultimo – ne abbiamo utilizzato cinque sui pazienti più a rischio, quindi ne abbiamo ancora quattro per ulteriori casi gravi».
La cronologia degli eventi
De Salazar, poi, si concentra sulla cronologia degli eventi: «Mercoledì sera sono arrivati due ragazzi di diciassette anni e il direttore del reparto di rianimazione si è subito accorto del problema: così ha attivato il protocollo di emergenza, che consiste innanzitutto nel verificare che ci siano posti letto a sufficienza della rianimazione in caso di necessità».
Poi, la corsa al siero: «C’è un Centro Veleni Nazionale, quindi ci siamo messi in contatto con il Ministero della Salute e con il Centro Antiveleni. A tal proposito – aggiunge de Salazar – voglio ringraziare personalmente la dottoressa Zaffino, il Ministero stesso e il professor Locatelli che ci sono stati vicini e hanno collaborato con noi in una rete tempestiva per prendere questi antidoti». Non secondario il contributo della Prefettura, che ha «messo a disposizione una staffetta militare. Così l’elisoccorso regionale si è alzato in volo ed è andato a Roma per prendere il siero».
«Attenzione alla psicosi»
Il direttore De Salazar, poi, mette in guardia da «fenomeni di autosuggestione. Proprio per questo – aggiunge – abbiamo diffuso un vademecum con i sintomi principali minimi, ovverosia dissenteria e febbre, e quelli più gravi, come i disturbi respiratori. Però la situazione ci sembra circoscritta e le settantadue ore di incubazione dovrebbero essere terminate». Un grande lavoro di squadra, dunque, che ha limitato i danni di una due giorni davvero faticosa.