Non luogo a procedere per i 193 brasiliani coinvolti nella nota vicenda che aveva visto protagonista il Comune di Morano Calabro e il suo Municipio per aver dato agli stessi la residenza e la cittadinanza italiana jure sanguinis. Tra questi, ricordiamo, vi era stato precedentemente anche il famoso calciatore di Roma e Milan, Cafù, pure lui brasiliano.

I cittadini brasiliani, indagati per uso di atto falso e soggiorno illegale in Italia, giunsero da ogni parte del Brasile tra il 2011 e il 2012 nel Comune ai piedi del Pollino al fine di ottenere la residenza e la cittadinanza italiana tramite la ricerca di un antenato di famiglia e di origini moranesi (anche Morano Calabro aveva subito nel secolo scorso una forte emigrazione versa il sud America).

Gli stessi avevano dato precedente incarico ad un Studio professionale di Porto Alegre in Brasile denominato Via Italia” specializzato nelle ricerche genealogiche e quindi nella ricerca di un avo in un paese europeo, quindi anche in Italia, che potesse fungere da collegamento familiare al fine dell’ottenimento della cittadinanza italiana, in aggiunta a quella brasiliana.

Il collegamento jure sanguinis per via delle origini italiane nel Comune di Morano Calabro, infatti, consentiva a molti di essi e ai lori figli di farsi una vita in Europa e di viaggiare liberamente col doppio passaporto, brasiliano e italiano.

Il Comune di Morano si è sempre proclamato estraneo ai fatti di reato, quindi parte offesa costituendosi parte civile e chiedendo la condanna dei brasiliani con richiesta di risarcimento danni.

Di diverso avviso, invece, il G.U.P. del Tribunale di Castrovillari, Lelio Festa, rispetto alle conclusioni della parte civile: il Gip ha disposto il non luogo a procedere dei brasiliani senza neanche rinviarli a giudizio.

Nella discussione del 02.11.2023 davanti al Gip del Tribunale di Castrovillari l’avvocato Livio Faillace, difensore di molti degli indagati, ha evidenziato non solo come i propri assistiti brasiliani erano inconsapevoli del modus operandi degli incaricati di questo studio professionale di Porto Alegre “Via Italia al fine della ricerca genealogica dell’avo storico in Europa, ma ha dimostrato come fossero stati a loro volta raggirati da coloro a cui avevano dato incarico per aver utilizzato a loro insaputa documenti alterati e/o falsi. L’ingresso in Italia e il ritorno in Brasile, invece, era avvenuto con dei normalissimi visti turistici sul proprio passaporto brasiliano che non aveva nulla di illegale.

La pronuncia del Gip del Tribunale di Castrovillari era attesa da anni e da numerose persone oltreoceano, oltre che dai loro figli che nel frattempo si sono fatti una vita, anche lavorativa, nelle diverse parti d’Europa.