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La Casa di Cura “Villa Torano” si è trasformata in una potenziale bomba epidemica. La conferma è arrivata questa mattina, quando l’Asp di Cosenza ha comunicato l’esito di 25 tamponi, tutti positivi, rispetto ai 105 effettuati, la maggior parte ancora in corso di verifica. Villa Torano è una struttura privata, gestita da un noto imprenditore di Catanzaro, che d’ora in avanti dovrà spiegare, passo dopo passo, come sia stato possibile tutto ciò. Le linee guida ci sono, gli strumenti anche. Quindi, cos’è andato storto? Toccherà all’Asp di Cosenza capire tutto ciò.
In attesa degli altri esiti dei tamponi, il caso di “Villa Torano” non deve essere gestito come quello di Chiaravalle Centrale o come le Rsa lombarde. L’Asp di Cosenza, in collaborazione con tutte le autorità sanitarie e istituzionali, vedi Regione Calabria e Prefettura di Cosenza, dovrà prendere la situazione di petto. Non c’è tempo per i rimpianti né per accusare l’uno o l’altro, visto che quello che conta è la salute degli ospiti presenti nella struttura e del personale sanitario. Sia quello risultato positivo sia quello che non ha contratto il virus. Non si può rischiare quindi di commettere altri errori ed è necessario lavorare in sicurezza. Senza dimenticare, che oggi più di prima, è fondamentale sottoporre a tampone tutti i parenti degli ospiti, nonché dei dipendenti che lavorano a “Villa Torano”. (LEGGI QUI L’APPROFONDIMENTO)
Non c’è dubbio che una delle prime cose da fare sia quella di assicurarsi che gli ospiti della clinica versino in buone condizioni. Chi ha problemi di salute, quindi patologie pregresse, dovrà essere portato negli ospedali in provincia di Cosenza, chi invece non presenta sintomi e risulta negativo dovrà essere assistito temporaneamente da un nuovo personale. Una sorta di “prestito” che l’Azienda ospedaliera dovrà concedere a “Villa Torano”, fornendo la struttura di tutta l’assistenza sanitaria. A cominciare dalle unità mobili a domicilio, che la Regione Calabria ha attivato (LEGGI QUI). Gli ingressi dovranno essere autorizzati solo in presenza dei dispositivi di protezione individuale (guanti, tute, mascherine Ffp2 o Ffp3). L’aspetto finanziario, dunque, deve passare in secondo piano. E la strada da seguire è questa.

