La delegazione comunale dello scalo di Rossano si è riempita di volti attenti e silenziosi per l’incontro “Restiamo con la Palestina: dalla Freedom Flotilla al racconto dell’esperienza carceraria israeliana”. Una serata di memoria e testimonianza, che ha visto protagonisti l’attivista calabrese Vincenzo Fullone, co-fondatore dell’agenzia Ain Media Gaza, e il dottor Mohammad Abu Salem, pediatra impegnato nel volontariato internazionale. L’incontro, organizzato presso la sala dell’ex delegazione, ha voluto riaccendere l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani nei Territori occupati, mentre continua la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. «Ancora non riesco a metabolizzare» ha esordito Fullone, visibilmente provato. «Posso solo raccontare i fatti, uno dopo l’altro. Prima la presa immediata sulla barca: hanno preso me per primo, distrutto le telecamere, poi l’isolamento a Keziot, la cella, il trasferimento a Ramle. Le manette, il rifiuto del cibo. È stato tutto così veloce e feroce». Nel suo racconto emerge la durezza della detenzione: «Io ero a Keziot, una delle prigioni Lager dove tengono i palestinesi. Lì non esistono diritti. Fanno di tutto per piegarti, per toglierti la dignità, per annientare la forza. Questo hanno fatto a me, ma i palestinesi chissà cosa subiscono se a me è accaduto questo. Siamo stati torturati. In quelle prigioni veniamo torturati, sì».

A Corigliano-Rossano si è tenuto l’incontro “Restiamo con la Palestina”, nel corso del quale l’attivista Vincenzo Fullone ha condiviso la sua esperienza di detenzione nelle carceri israeliane dopo la missione della Freedom Flotilla

Macerie e disperazione 

Fullone ha parlato anche della situazione nella Striscia di Gaza, descrivendola come un luogo “dove non esistono più diritti civili, solo macerie e disperazione”. «Stanno entrando alcuni camion, ma non quelli che dovrebbero entrare. Oggi quattro barche di pescatori sono state bombardate e i pescatori rapiti. Non c’è giustizia, non c’è umanità».

Accanto a lui, il dottor Mohammad Abu Salem ha portato la voce di chi, ogni giorno, si occupa della salute dei più piccoli e delle vittime civili del conflitto. «Questo incontro è stato importantissimo per parlare del problema palestinese attuale» ha dichiarato. «Speriamo che si arrivi davvero alla pace, non a una pace presunta. Siamo qui anche per salutare il ritorno dell’amico Vincenzo Fullone dalla sua prigionia». Con tono pacato ma deciso, Abu Salem ha descritto il quadro umanitario: «In Palestina è tutto fermo, ma sta avvenendo un massacro. Il popolo palestinese viene annientato sotto gli occhi del mondo. È difficile sperare in una soluzione immediata. Bisogna mettere i palestinesi in condizione di vivere bene, di restare nella loro terra. Solo così si può parlare di una pace giusta».

Il pediatra ha poi lanciato un appello: «Devono intervenire tutti, le Nazioni Unite e i governi del mondo. Serve un’azione collettiva per fermare queste atrocità. Non c’è molto da pensare: quello che sta accadendo è un genocidio del popolo palestinese». La serata si è chiusa tra applausi e silenzi carichi di commozione. Un incontro che ha ricordato come la solidarietà non sia solo una parola, ma un impegno da rinnovare ogni giorno.