La singolare storia di un quarantaseienne a cui il giudice aveva imposto di stare almeno a 500 metri di distanza da una famiglia con cui aveva avuto dei dissapori, ma il diavolo ci ha messo lo zampino
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I carabinieri lo hanno arrestato mentre se ne stava seduto su una panchina nella villetta di Bianchi a mangiare un gelato. Una misura in apparenza inspiegabile quello messa in atto a carico del quarantaseienne Andrea C., ma che invece così inspiegabile non è. All’interno di quel parco, infatti, c’erano delle persone che, in precedenza, lui stesso aveva minacciato di morte.
Liti determinate da vecchie ruggini e dissapori condominiali lo avevano spinto a innalzare il livello di ferocia verbale oltre il consentito, e questa condotta, a seguito di una denuncia sporta contro di lui in Procura, gli era valsa un divieto di dimora nel suo paesino di residenza poi commutato in obbligo di tenersi ad almeno cinquecento metri di distanza dalle sue vittime. Il punto è proprio questo.
Il punto è che, secondo i carabinieri, Andrea C. aveva violato proprio quel precetto, dal momento che i metri che in quella villetta lo separavano dai minacciati erano solo cinquanta. E così per lui sono scattati gli arresti domiciliari, una misura che il diretto interessato ha rischiato anche di vedersi aggravare.
Durante l’udienza di convalida, infatti, il pm Antonio Bruno Tridico aveva chiesto di mandarlo in carcere, ma il giudice si è mostrato di diverso avviso, ha accolto le richieste dell’avvocato difensore Antonio Ingrosso e, dopo aver convalidato l’arresto, lo ha rimesso in libertà, rinviando il tutto al processo per direttissima che si celebrerà a dicembre.
Riguardo alla sua presenza “incriminata” nel parchetto, Andrea C. ha dichiarato di non essersi accorto che, in quel momento, nell’area attrezzata c’erano anche le “sue” parti offese. Era andato lì, fresco di matrimonio civile appena contratto con la sua compagna. Quel gelato all’aperto doveva essere il loro festeggiamento di nozze.