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Non pensavamo che il Dipartimento regionale “Tutela della Salute” arrivasse a considerare i pazienti in semi-intensiva, quali soggetti da non inserire nella categoria dei ricoverati Covid in “Rianimazione”. Un distinguo che giunge a poche ore dalla proclamazione della Regione Calabria come “zona rossa”, visto il numero di contagi, ma soprattutto alla sofferenza ospedaliera nei reparti di “Malattie Infettive” e Terapia Intensiva.
Possiamo affermare, senza alcun timore di essere smentiti, che la pezza (quella Regione) è peggio del buco. Oggi scopriamo, grazie al suddetto Dipartimento, che i dati possono essere interpretati. Apprendiamo quindi che 14 pazienti in Rianimazione, numeri di ieri alle ore 17, in realtà erano solo due. La Regione Calabria, quindi, è l’unica in Italia a fare la differenza tra intubati o non intubati. L’unica, lo ripetiamo. Il messaggio da mandare al Governo, sperando che qualcuno abbocchi, è quello di dire che in Calabria non c’è alcuna pressione ospedaliera. Che la situazione è ampiamente gestibile. Tradotto: non meritiamo la “zona rossa”.
E’ paradossale infatti che dirigenti deputati a gestire l’emergenza coronavirus in Calabria si accorgano dopo otto mesi che i numeri possono essere “manipolati” secondo le esigenze regionali. In sostanza, il Dipartimento della Salute vuole farci credere che in Rianimazione a Cosenza ieri sera c’erano solo due persone intubate. In realtà, come ha spiegato il primario Pino Pasqua, in un’intervista rilasciata alla collega Eleonora Bifano, nel reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale “Annunziata” di Cosenza, ieri, prima che la Regione rettificasse i dati, c’erano 14 persone, la maggior parte in semi-intensiva, ma comunque FISICAMENTE RICOVERATE in Rianimazione.
Chi pensa che la Calabria possa risollevarsi, truccando i dati è fuori strada. La Calabria purtroppo paga anni di cattiva gestione sanitaria. L’unico modo per migliorare la nostra Sanità è quello di costruire ospedali, assumere medici, infermieri e personale sanitario. Contribuire, dunque, con pesanti aiuti economici alla riorganizzazione del sistema sanitario che, causa Covid, rischia completamente di crollare.