L’area urbana, così come le città di Cosenza e Rende, è inondata di droga. Parliamo di eroina, cocaina, hashish e marijuana. Un traffico di sostanze stupefacenti che, conti alla mano, produce un utile “sporco” molto rilevante alle varie cosche cosentine. L’obiettivo dei clan infatti è quello di vendere più “partite di droga” possibili, le quali finiscono poi nelle mani di vari gruppi criminali pronti a smerciare il “prodotto”.

Le ultime inchieste antimafia della Dda di Catanzaro dimostrano la forza territoriale degli “zingari” e degli italiani (ancora non del tutto emersa), i quali sono capaci di ottenere notevoli quantitativi di droga, legandosi a narcotrafficanti reggini o di altre regioni. Legami che si creano con il tempo, come evidenziano le indagini condotte di recente dai carabinieri, dalla polizia e dalla guardia di Finanza.

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Se a Cosenza e Rende, il mercato della droga viene gestito principalmente da alcuni esponenti della famiglia Abbruzzese, ai quali si affiancano altri “zingari” e una minima parte di italiani, che lavorano come pusher nelle varie zone della città, in altre aree della provincia di Cosenza, quelle della cosiddetta “area urbana”, il traffico di sostanze stupefacenti – dalla Media Valle del Crati alle Serre cosentine, dalla Presila al Savuto – viaggia su altri binari. Agli investigatori, però, sembra del tutto evidente che la droga arrivi sempre dalla città dei bruzi, che sia di provenienza “rom” o italiana poco cambia.

Chi indaga comprende bene anche il linguaggio criptico, che sta alla base del traffico di droga rispetto a quei soggetti che, consapevoli di commettere un reato, cercano (invano) di spostare il tiro su altre questioni. Dettagli che non sfuggono alle forze dell’ordine, le quali monitorano le dinamiche criminali sotto il coordinamento delle procure, decise a loro volta ad infliggere altri duri colpi al narcotraffico cittadino.