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Questa mattina, una decina di studenti, precari e disoccupati si sono radunati alle pensiline dell’Università della Calabria (Unical) in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. La presenza annunciata della ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha suscitato un acceso dibattito tra i manifestanti, che hanno espresso chiaramente le loro preoccupazioni attraverso slogan e striscioni.
La locandina che ha annunciato il presidio riporta il messaggio “Studenti e disoccupati uniti contro chi odia i poveri – No alle passerelle del governo” sottolineando l’unità tra studenti e disoccupati nel contestare le politiche governative ritenute dannose per le fasce più vulnerabili della popolazione.
Gli studenti hanno sollevato diverse questioni cruciali che riguardano il diritto allo studio, l’accesso agli alloggi e la sostenibilità economica durante gli anni accademici. Uno degli striscioni esibiti recitava: “Difendiamo il reddito, basta umiliazioni e ricatti!” Questo richiamo alla dignità studentesca è stato sostenuto da altri slogan, come “No passerelle del governo” e “Alloggi, reddito, diritto allo studio”.

Dopo il raduno iniziale, i manifestanti si sono diretti verso lo spazio antistante l’aula magna, dove era prevista una lectio magistralis tenuta da Georg Gottlob, un esperto di intelligenza artificiale recentemente assunto dall’ateneo rendese. Tra le bandiere che sventolavano spiccava quella dell’Usb, il sindacato di base che ha sostenuto la mobilitazione.
Nel corso del raduno, i manifestanti hanno letto un documento che sottolineava le contraddizioni tra la narrazione ufficiale dell’Unical come ateneo di riferimento nel Sud Italia e la realtà vissuta dagli studenti. Secondo i manifestanti, il sistema universitario è in grave difficoltà e il diritto allo studio è sempre più precario. Questi problemi sono particolarmente acuti per gli studenti delle classi popolari, che spesso devono abbandonare gli studi a causa delle pressioni economiche sulle loro famiglie.
I manifestanti hanno accusato i governi nazionali di preferire i tagli ai fondi destinati all’istruzione universitaria anziché aumentare le risorse, con conseguenti ritardi nelle borse di studio, difficoltà nell’assegnazione degli alloggi e mancanza di aiuti per gli studenti provenienti da famiglie con poche risorse. La recente decisione di tagliare il Reddito di Cittadinanza (RdC) è stata citata come un ulteriore attacco alle fasce più deboli della popolazione, rendendo i giovani sempre più vulnerabili e spingendoli ad affrontare lavori precari o emigrare.
L’Università non è stata esclusa da queste dinamiche, con una crescente differenziazione tra atenei di “serie A” e “serie B” basata sull’assegnazione dei cosiddetti fondi premiali, legati a progetti di ricerca che soddisfano le esigenze delle grandi aziende. Questo ha portato a una maggiore precarietà per i lavoratori della ricerca, costretti a orientare i propri progetti in base alle richieste del mercato.
I manifestanti hanno respinto la retorica del merito, sostenuta dalla ministra Bernini, definendola un tentativo di nascondere politiche classiste che danneggiano le classi popolari. Hanno chiesto finanziamenti che consentano a tutti di studiare senza il timore di dover affrontare costi aggiuntivi a causa di ritardi nell’avanzamento degli studi.