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Duecentoquarantaquattro imputati e un latitante. Nell’elenco delle persone coinvolte nell’operazione antimafia “Reset” ce n’è anche una sfuggita al blitz del primo settembre 2022 contro le cosche cosentine e i suoi presunti affiliati. Si tratta di Antonio Lucà, 31 anni, che nel decreto che dispone le citazioni a giudizio è indicato proprio con questa dicitura: latitante.
In realtà, la sua non è stata una scelta di sottrarsi volontariamente all’arresto. Lucà, infatti, ha lasciato Cosenza e l’Italia già da un po’ di anni per trasferirsi all’estero. Dove risieda attualmente non è noto, ma è lecito supporre che la Dda di Catanzaro sappia dove si trova e che, almeno per il momento, non abbia attivato gli strumenti a sua disposizione per riportarlo in patria. Nel frattempo, va da sé, il diretto interessato non ha mostrato alcuna intenzione di tornare a Cosenza per consegnarsi all’autorità giudiziaria. Sempre per il momento.
In “Reset”, Lucà è chiamato a rispondere di trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante mafiosa. A partire dal febbraio del 2018 e per i due mesi successivi, infatti, l’uomo si sarebbe attribuito in modo fittizio la proprietà di una Mercedes che, in quel periodo, Francesco Patitucci e la sua ex moglie Rosanna Garofalo avevano noleggiato per operare i loro spostamenti con finalità ritenute illecite. A dare in “affitto” il veicolo al boss era stato proprio Lucà, titolare di una concessionaria di auto di lusso che, secondo la Dda, non era però l’unica attività lavorativa del trentunenne.
L’altra, infatti, consisterebbe nel traffico di droga. Due i capi d’imputazione che lo riguardano e che vertono su altrettante cessioni di cocaina – una di cento grammi e l’altra di trecento – in favore del clan degli zingari. L’ipotesi degli investigatori, infatti, è che Lucà faccia parte di quel gruppo ristretto di criminali – tutti “italiani” – che riforniscono di droga i clan cosentini. Anche per lui, otto mesi fa, era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere che, in seguito, il Tribunale del riesame ha commutato in arresti domiciliari. Lo difendono gli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani.