La signora Marzia al telefono sbotta: «È una situazione assurda – dice – a mio figlio viene negata la possibilità di andare all’asilo come tutti i suoi compagni, sono sbigottita».

Ci racconta quello che è accaduto in modo trafelato e con una punta di rabbia. L’anno scorso il bimbo era iscritto a Cosenza, perché lei lavorava lì. Adesso la signora è incinta al settimo mese, è in congedo per maternità a rischio, e per avvicinare il piccolo a casa ha scelto di trasferirlo a Rende. Fin qui una storia ordinaria. Il problema sorge per il noto nullaosta che i genitori devono compilare e la scuola accettare, prima di poter procedere concretamente al trasferimento nella scuola d’infanzia che si trova a 200 metri da casa sua, a Rende. La scuola, però, e parliamo dell‘Istituto comprensivo Giovanni Falcone, non ha accettato il nullaosta in entrata. Nell’area urbana non è un caso isolato. Tanti genitori si trovano davanti a un muro, nel momento in cui devono trasferire i propri figli da una scuola all’altra. Alcune situazioni restano appese, altre trovano risoluzione dopo interlocuzioni interne all’istituto o dopo aver intrapreso vie legali (è possibile ricorrere al Tar e impugnare il diniego). Ma torniamo alla storia della signora Marzia.

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«Ho provato a chiamare più volte la scuola per capire se il nullaosta fosse andato a buon fine senza mai riuscire a parlare con nessuno della segreteria – spiega – così sono andata di persona a chiedere lumi. Una volta arrivata lì sono stata informata che la preside aveva “congelato” tutti i nullaosta in entrata, per il troppo caos. Il consiglio che mi hanno dato è stato quello di riportare, temporaneamente mio figlio a Cosenza, nella sua vecchia scuola, prima di ritentare l’ingresso a Rende. Per me è una cosa impensabile. Successivamente – continua – poco dopo la mia visita mi hanno contattato dall’asilo di Cosenza per comunicarmi che a Rende avevano detto di no al trasferimento a causa di un sovraffollamento».

La signora Marzia, ha deciso per il momento di far restare il figlio a casa con lei. Intanto la scuola è già cominciata e adesso lei non sa che pesci pigliare. Ha inviato una pec all’Ufficio scolastico regionale, e non le resta che attendere che qualcuno risponda.