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Assolti perché il fatto non sussiste il noto coreografo e ballerino Antonio Pio Fini, originario di Villapiana ma residente a New York, Emma Graziella Fini e Antonio Denis Martorano. I tre imputati rispondevano di violenza privata ai danni dell’allora sindaco di Villapiana, Paolo Montalti.
Le accuse di violenza privata
I fatti contestati dalla procura di Castrovillari, a seguito della denuncia sporta dall’ex primo cittadino del comune situato nella costa jonica cosentina. Montalti riteneva che i tre imputati lo avrebbero costretto a tollerare la limitazione della propria libertà di movimento. Tutto nasce da un incontro avvenuto nella sede del Comune di Villapiana, alla presenza del sindaco Montalti e di un componente della Giunta.
Nel corso della riunione i tre imputati avrebbero mostrato risentimento per la mancata concessione, per l’anno precedente, di un contributo economico richiesto al Comune di Villapiana e al fine di ottenere una spiegazione in merito, dapprima si sarebbero rivolti a Montalti «con tono e atteggiamento minaccioso», successivamente il ballerino «Antonio Pio Fini, all’atto del sindaco di alzarsi dalla sedia e lasciare la stanza, gli si poneva di fronte con le braccia aperte “e in modo minaccioso e provocatorio, dicendogli “no non sindaco, lei non se ne va da qui”».
Gli altri due imputati si sarebbero invece posti alle spalle del sindaco, «impedendo allo stesso di muoversi” ed infine, secondo quanto riferito nella querela, «essendo il sindaco riuscito a divincolarsi, Antonio Fini e Martorano si avventavano su di lui, bloccandoli con le spalle contro la porta, chiedendogli “allora, sindaco, come la mettiamo?”».

Imputati assolti, le motivazioni
Il giudice monocratico del tribunale di Castrovillari, Luca Fragolino, ha presieduto il processo, depositando al termine dello stesso motivazione contestuale. Nella sentenza, si legge che «quanto allo stesso verificarsi di una significativa limitazione della capacità di movimento del denunciante, appare decisamente contrastante con un serio tentativo di esercitare violenza da parte degli imputati la circostanza che Montalti, nonostante la presenza a proprio dire di tre persone che gli si ponevano davanti e nonostante l’abissale disparità di forza e agilità, in ben due occasioni sia riuscito dapprima a defilarsi dalla propria scrivania e successivamente ad aprire la porta di accesso alla stanza attigua, così uscendo dalla stanza».
In conclusione, il giudice scrive: «Ogni altro elemento della vicenda riferito dalle fonti d’accusa è invece riconducibile ad un atteggiamento di mera provocazione o dileggio, eventualmente censurabile sotto il profilo del buon costume ma certamente non integrante gli estremi della violenza o della minaccia rilevante agli odierni fini». Ed infine, il giudice evidenzia che «sotto altro profilo, risulta evidente la condizione di alterazione di tutte le parti coinvolte, alla luce di una discussione animata ma esauritasi nel giro di pochissimi istanti», aggiungendo che «il denunciante da alcun testimone è stato descritto come impaurito ovvero altrimenti condizionato sotto il profilo psichico».
La difesa dei tre imputati, assistiti dall’avvocato Pasquale Naccarato, ha espresso soddisfazione per la sentenza.