Narcotraffico e associazione mafiosa sono i due principali reati contestati dalla Dda di Catanzaro nell’operazione “Athena“, l’indagine antimafia condotta contro le cosce Abbruzzese e Forastefano di Cassano Ionio, egemoni nella piana di Sibari. Traffico di droga questa volta collegato con la città di Cosenza, dove a supportare i cassanesi ci sarebbero stati i cugini “zingari”, gli Abbruzzese di via Popilia e i rispettivi presunti accoliti. Di questo e tanto altro ce ne siamo occupati in queste settimane, a seguito dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare firmata dal gip distrettuale di Catanzaro.

Di recente il Riesame ha espresso già una valutazione rispetto alle accuse contestate dal pubblico ministero Alessandro Riello, confermando di gran lunga l’impianto accusatorio che nei prossimi mesi sarà al vaglio della Cassazione. Sebbene, il Tdl abbia annullato anche diverse ordinanze di posizioni minori, di cui abbiamo dato conto giornalmente, è pur vero che i giudici cautelari hanno ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei principali indagati che, ad esclusione di altri, avevano presentato ricorso al Riesame.

Nell’elenco figurano, tra gli altri, Luigi Abbruzzese, figlio di Francesco Abbruzzese, alias “Dentuzzo”, Francesco Abbruzzese, Celestino Abbruzzese, Alessandro Cerchiara (al quale il Riesame ha annullato due capi d’accusa) e, inoltre, relativamente a una tentata estorsione commessa a Montalto Uffugo, anche Michele Di Puppo. Poi ci sono state diverse rinunce, mentre alcuni indagati hanno deciso al momento di non presentare reclamo.

L’inchiesta della Dda di Catanzaro comunque ha evidenziato i rapporti di forza sul territorio della Sibaritide, un’area ricca ma fortemente soffocata dalle organizzazioni criminali come dimostrano gli eventi delittuosi avvenuti nel corso degli ultimi cinque anni, tra omicidi eccellenti e vittime innocenti.