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Nuova udienza del processo “Overture“, la doppia inchiesta della Dda di Catanzaro, su due gruppi criminali che avrebbero operato nell’area urbana di Cosenza. Nel primo caso, si parla di presunta associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, nel secondo, invece, di associazione a delinquere di stampo mafioso dedita alle estorsioni (e non solo). Per l’ingente traffico di droga, gli inquirenti di Catanzaro, individuano Alfonsino Falbo, quale capo del presunto sodalizio malavitoso, mentre Gianfranco Scanga sarebbe il promotore della presunta cosca di “San Vito“. Contestazione, tuttavia, già caduta in sede di Riesame.
Overture, parlano due collaboratori di giustizia
In aula oggi sono comparsi i collaboratori di giustizia, Giuseppe Zaffonte e Luciano Impieri. Il primo ha detto di aver fatto parte del clan “Lanzino” di Cosenza, lavorando nella zona di Rende, nella vendita della droga. Il secondo, invece, è a tutti gli effetti un ex componente del clan “Rango-zingari“, essendo stato condannato in via definitiva per una estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Zaffonte, durante la sua deposizione, ha parlato in larga parte di episodi appresi de relato, come il presunto “battesimo” avvenuto in carcere di Riccardo Gaglianese, ritenuto membro del gruppo Perna, a seguito della sentenza “Apocalisse“, da parte di Alfonsino Falbo. Il periodo enunciato dal pentito, tuttavia, non corrisponde in quanto nell’operazione “Mater“, Gaglianese fu destinatario di una misura cautelare della custodia in carcere e Falbo, invece, andò ai domiciliari.
I ricordi di Luciano Impieri, pentitosi nel 2018, si fermano agli anni 2013-2014. La Dda di Catanzaro, all’epoca coordinata da Vincenzo Antonio Lombardo, sferrò infatti un duro colpo alla cosca degli “zingari”, grazie a una vasta operazione antimafia, diretta dall’allora pm di Catanzaro, Pierpaolo Bruni, oggi procuratore capo di Paola. Impieri era dedito alle estorsioni, ma non era a conoscenza del “mondo” della droga.
Dal 2014 al 2018, Luciano Impieri ha passato la sua vita in carcere, poi un breve periodo ai domiciliari e infine la decisione di “saltare il fosso”, collaborando con la giustizia. Le contestazioni relative al narcotraffico partono dal 2016 in poi e quindi non ha rivelato fatti che potevano arricchire il quadro accusatorio. Il processo è stato rinviato a sabato 29 gennaio: saranno sentiti i pentiti Celestino Abbruzzese e Alberto Novello.