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Nell’inchiesta sulla droga della procura di Cosenza, che ha focalizzato l’attenzione investigativa su Casali del Manco e il quartiere “Sant’Ippolito” di Cosenza, emergono reati in cui la minaccia e la violenza sono all’ordine del giorno. Già nella maxi inchiesta della Dda di Catanzaro le presunte condotte illecite erano caratterizzate dal fatto che chi non onorava i debiti veniva picchiato o anche ferito a colpi d’arma da fuoco, mentre nell’indagine della Squadra Mobile di Cosenza, le presunte richieste estorsive viaggiano su Whatsapp.
Il tutto avviene nel mese di febbraio del 2022 quando uno degli indagati pretende che il cliente-assuntore paghi quanto dovuto. «Stasera ti taglio la testa, stasera non hai capito bastà (da intendere bastardo, ndr), ti faccio uscire il sangue dagli occhi, dalle orecchie, dalle ossa ti faccio uscire il sangue». Ma i messaggi minacciosi proseguono sempre “a tono“: «Stasera ti faccio venire a picchiare in casa tua davanti a tutti quanti» e conclude: «Ti faccio vedere se vai a parlare male di me, ti faccio sventrare la testa».
La giustificazione data dalla vittima è quella di non aver ricevuto lo stipendio dal suo datore di lavoro. La vicenda viene poi ampliata dagli agenti della Squadra Mobile, sentendo la compagna dell’assuntore. «C’è un noto pusher che puntualmente serve il mio compagno con la cessione di cocaina». Questo è uno dei casi in cui la captazione telematica fa centro e permette alla procura di Cosenza di scoprire il reato praticamente in diretta, nonostante l’indagato, Ippolito De Rose, fosse agli arresti domiciliari.