Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La sesta sezione penale della Cassazione, presieduta dal presidente Stefano Mogini (relatore Martino Rosati) ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Alfonsino Falbo, principale imputato del processo “Overture“, in corso di svolgimento a Cosenza davanti al tribunale collegiale.
Perché era stato scarcerato Alfonsino Falbo
La Dda di Catanzaro, infatti, nel mese di giugno scorso aveva chiesto l’applicazione della nuova misura cautelare inframuraria dopo la scarcerazione avvenuta a fine maggio secondo cui i termini di deposito delle motivazioni dell’ordinanza cautelare partivano dal giorno in cui si tiene la Camera di Consiglio e non da quando, come si evinceva da un orientamento del 2018, il dispositivo veniva depositato in cancelleria.
Le motivazioni della Cassazione: confermata la custodia in carcere
Il 15 giugno scorso, tuttavia, il tribunale del Riesame di Catanzaro aveva di nuovo applicato la custodia in carcere per Alfonsino Falbo, accusato di essere a capo di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico, che gli ermellini nell’udienza svoltasi a fine ottobre, hanno confermato. Le motivazioni sono state pubblicate lo scorso 13 dicembre.
Nel provvedimento si fa riferimento all’ordinanza impugnata che «ha giustificato l’esistenza di un concreto ed imminente pericolo di recidiva sulla base dei plurimi precedenti dell’indagato, della gravità ed eterogeneità dei fatti per cui si trova in custodia (si tratta di commerci di cocaina nell’ordine di vari chilogrammi e di altri titoli di reato molto severi), nonché della disponibilità di vari collaboratori al suo servizio, dai quali era riconosciuto come autorevole riferimento (il “principale”) ed ai quali egli forniva sostegno economico in caso di arresto: aspetto, questo, che plausibilmente ha condotto il Tribunale a non reputare decisiva, in senso contrario, l’intervenuta custodia cautelare di alcuni di costoro».
«Inoltre – scrive la sesta sezione penale della Cassazione – il Tribunale del riesame ha rilevato come la condotta illecita a lui addebitata si sia protratta fino a pochi mesi prima del suo arresto, perciò concludendo per l’irrilevanza del periodo successivo allo stesso, poiché trascorso dal Falbo in stato detentivo. Né può spiegare alcun rilievo il rigetto della proposta di applicazione della sorveglianza speciale, trattandosi di provvedimento risalente 2016, fondato su emergenze necessariamente precedenti e, perciò, anteriori di anni ai fatti su cui si fonda il provvedimento impugnato». L’imputato è difeso dall’avvocato Antonio Ingrosso.