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Astensione rigettata e processo spostato a Lamezia Terme. Il giudice Carmen Ciarcia, che presiede il collegio giudicante di “Reset”, ha comunicato agli imputati Marcello Manna e Pino Munno che il presidente del tribunale di Cosenza Maria Luisa Mingrone, ha bocciato la richiesta formulata dalla togata in merito al procedimento in cui sono coinvolti anche presunti esponenti della ‘ndrangheta cosentina.
La dottoressa Ciarcia infatti aveva chiesto di astenersi dal processo contro l’ex sindaco di Rende e l’ex amministratore oltre il Campagnano, in quanto nei capi d’imputazione – corruzione e voto di scambio – è stata contestata anche l’agevolazione mafiosa riconducibile alla presunta confederazione capeggiata dal boss Francesco Patitucci. Aggravante che il presidente della sezione penale dibattimentale ha giudicato nell’inchiesta “Testa di Serpente”, condannando tutti i componenti della famiglia Abbruzzese “Banana” di via Popilia: Luigi, Marco, Nicola e Franco.
Il giudice Ciarcia si era posta il problema visto che “Testa di Serpente” è l’antipasto investigativo di “Reset”. Un processo che è durato oltre due anni con udienze intense e complesse, soprattutto per alcuni casi d’imputazione.
In udienza erano presenti il pubblico ministero Vito Valerio, che ha depositato i verbali di Roberto Porcaro e intercettazioni provenienti dal processo in corso a Salerno, gli avvocati difensori Francesco Rosapane (che ha sostituito i penalisti Nicola Carratelli e Giandomenico Caiazza, difensori di Manna), e Gianluca Garritano, il quale assiste Pino Munno. Il penalista Garritano ha prodotto anche indagini difensive per la sua posizione.
Il processo è stato riunito con quello che partirà il prossimo 31 ottobre nell’aula bunker di Lamezia Terme.