Un pronunciamento giudiziario di grande rilievo è stato emesso dal Tribunale di Paola, con implicazioni dirette sul tema della responsabilità sanitaria e dei danni da vaccinazione. Il giudice monocratico Antonio Dinatolo ha infatti condannato il Ministero della Salute a corrispondere un risarcimento da un milione di euro a un uomo di 53 anni di San Lucido, riconosciuto come vittima di gravi conseguenze derivanti dalla somministrazione del vaccino antipolio ricevuto in tenera età.

La vicenda, che oggi assume i contorni di un caso esemplare in materia di risarcimento per vaccino polioimelite, ha radici lontane nel tempo. L’uomo ha subito complicazioni irreversibili dopo la vaccinazione antipolio orale di tipo OPV, somministrata quando era bambino presso le strutture pubbliche sanitarie del territorio.

La sentenza – riportata dalla Gazzetta del Sud - non solo dispone il pagamento immediato di una cifra pari a un milione di euro, ma prevede anche l’erogazione di un assegno mensile vitalizio di circa 5.300 euro. Una decisione che rappresenta un precedente significativo per chi, in Italia, si trova in condizioni simili e cerca tutela legale. L’uomo è stato assistito dall’avvocato Anna Di Santo, del foro di Paola, che ha portato avanti la battaglia legale. La richiesta era stata presentata nel 2023 nei confronti del Ministero della Salute e dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sostenendo che il proprio assistito fosse stato “irreversibilmente danneggiato” dal vaccino antipolio ricevuto da bambino.

Perché il ricorso è stato possibile dopo decennisul vaccino antipolio

Un punto cruciale riguarda i tempi. Come può un ricorso essere avviato a distanza di quasi cinquant’anni dal fatto? La risposta è legata alla consapevolezza della causa-effetto: solo nel 2021, a seguito di una consulenza medica, è stato chiarito che la malattia dell’uomo era conseguenza diretta della vaccinazione.

La perizia medico-legale ha stabilito una «stretta relazione eziologica con la vaccinazione antipolio orale», escludendo altre possibili cause. La tesi è stata ritenuta solida dal giudice, che ha respinto l’eccezione di decadenza sollevata dal Ministero. In particolare, la consulenza è stata definita «immune da vizi logici e giuridici», evidenziando come il soggetto fosse nato sano e che i problemi di salute si siano manifestati subito dopo la vaccinazione.

Le parole della madre dell’uomo, riportate in aula, hanno contribuito a delineare il quadro degli eventi: «Subito dopo il vaccino il bambino aveva febbre alta, non riusciva a muovere il braccio e la gamba». Sintomi che con il tempo si sono trasformati in conseguenze permanenti e invalidanti.

Il caso tuttavia non è isolato. A San Lucido si erano già verificati episodi analoghi. Nel 2016, infatti, altri due cittadini avevano ottenuto indennizzi milionari per complicazioni post-vaccino antipolio. Anche in quei procedimenti si era discusso della possibile cattiva conservazione dei vaccini, pur provenendo da lotti differenti. Fatto sta che se da un lato la campagna antipolio ha rappresentato una svolta storica nella lotta contro la malattia, dall’altro i casi di danni riconosciuti dimostrano l’esigenza di un sistema efficace di risarcimento per chi ha subito conseguenze gravi e permanenti.