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Condannato in abbreviato a sei anni e quattro mesi di carcere Davis Turboli, 24enne di Cosenza, che nel settembre del 2021, tentò di uccidere un 33enne, Egidio Imbrogno, al termine di una lite avvenuta nei pressi dell’Arenella, nel centro storico della città dei bruzi. La sentenza è stata emessa dal gup del tribunale di Cosenza, Claudia Pingitore.
La procura di Cosenza, nel corso della requisitoria, aveva chiesto sette anni e dieci mesi di carcere, escludendo dai capi d’accusa la presunta tentata estorsione contestata nei giorni successivi alla sparatoria. Nel processo l’imputato è stato difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Antonio Spataro, mentre la parte civile era rappresentata dall’avvocato Giuseppe Lanzino.
Tentato omicidio a Cosenza, Turboli ai domiciliari
Anche il gup del tribunale di Cosenza ha confermato la misura degli arresti domiciliari che la Cassazione aveva mantenuto lo scorso 18 maggio 2022, rigettando il ricorso proposto dall’avvocato Antonio Quintieri, difensore di Davis Turboli.
In quella sede, infatti, l’avvocato Antonio Quintieri del foro di Cosenza, sosteneva che «il Tribunale, in sede di Riesame, in violazione del principio del divieto di reformatio in peius, avrebbe accertato la gravità indiziaria anche in ordine al reato di tentata estorsione, nonostante il gip avesse escluso la sussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura cautelare per il citato reato e il provvedimento fosse stato impugnato dal solo indagato». E non solo. La difesa del giovane cosentina riteneva anche che «il Tribunale avrebbe trascurato di valutare la reale condotta posta in essere dal soggetto agente, ma si sarebbe limitato a valorizzare in maniera errata il distretto corporeo della persona offesa attinto dai colpi, l’idoneità dell’arma da fuoco utilizzata e il numero di colpi esplosi».
«Così facendo, il giudice di merito avrebbe erroneamente qualificato i fatti di cui al capo 1 nel reato di tentato omicidio invece che in quello di lesioni personali aggravate dall’uso dell’arma, nonostante dalle stesse dichiarazioni rilasciate dalla persona offesa si evinceva che l’aggressore aveva volutamente desistito dal proposito di infierire nuovamente con la sua arma sulla vittima, pur essendo stato consapevole di non averla colpita mortalmente. Tale ricostruzione degli eventi sarebbe confermata anche dal referto ospedaliero, dal quale si evinceva che la vittima presentava ferite compatibili con l’esplosione di colpi di striscio» evidenziava il difensore di Davis Turboli.
Secondo la Cassazione, invece, «il Tribunale, fornendo una motivazione chiara e lineare, ha evidenziato che l’idoneità dell’arma utilizzata, il numero dei colpi esplosi e le regioni del corpo attinte dagli spari (organi vitali della vittima) erano elementi idonei a perfezionare la gravità indiziaria in capo a Turboli del reato di tentato omicidio»