Circa quattro ore di requisitoria per illustrare le ragioni che hanno portato la Dda di Catanzaro a chiedere condanne pesanti nei confronti degli imputati del processo “Testa di Serpente”, l’indagine antimafia che ha sostanzialmente anticipato la maxi inchiesta “Reset”, in corso di svolgimento nell’aula bunker di Lamezia Terme.

“Testa di Serpente” ha svelato, dal punto di vista investigativo, l’esistenza di due gruppi criminali operanti a Cosenza. Il primo sarebbe capeggiato dai fratelli Abbruzzese, Luigi e Marco, ritenuti al vertice della presunta cosca. In questo procedimento penale, sono stati contestati reati in materia di sostanze stupefacenti, armi ed estorsioni, tutti aggravati dall’agevolazione mafiosa.

Poi ci sarebbe il presunto sodalizio riconducibile al neo pentito Roberto Porcaro, all’epoca “reggente”’ del clan degli italiani, guidato negli ultimi anni da boss di Cosenza Francesco Patitucci. Anche in questo caso parliamo di estorsioni e di usura. Elementi che ritroviamo anche in “Reset”, il cui contesto è pressoché identico. Nel processo inoltre sono stati trattati anche due tentati omicidio, uno dei quali ai danni di Rocco Abbruzzese alias Pancione, imputato in “Reset”.

Nel corso della requisitoria, il pubblico ministero Corrado Cubellotti, ha ripercorso tutte le vicende emerse in dibattimento, convincendosi di alcune dinamiche intercorse tra imputati e vittime nonostante la sentenza in abbreviato di “Testa di Serpente”, relativamente all’ aggravante mafiosa, abbia detto altro. Uno di questi casi riguarda proprio l’ex pentito Danilo Turboli e suo fratello Alberto. Proprio l’allora collaboratore di giustizia, in uno dei verbali, aveva spiegato le sue condotte affermando che l’aggressione ai danni della persona offesa, che avrebbe dovuto avviare le pratiche per aprire una lavanderia, non era maturata nel contesto della criminalità organizzata.

Poi il pm ha trattato anche una presunta estorsione ai danni di un testimone di giustizia, per la quale i fratelli Abbruzzese, come riportato dalla nostra testata, avevano confessato di aver picchiato la vittima per motivi diversi da quelli narrati dalla persona offesa, ovvero di un debito che Luigi, Marco e Nicola, avrebbero avuto con il fratello Celestino, divenuto collaboratore di giustizia nel 2018, dopo la sentenza “Job Center”. Nelle prossime settimane inizieranno le discussioni difensive.

Infine, la pubblica accusa ha sottolineato il caso del terreno situato in via Romualdo Montagna, conteso tra chi lo aveva in usucapione e chi invece se ne voleva impossessare. Un fatto per il quale si sarebbero intromessi sia gli Abbruzzese che Porcaro, arrivando addirittura a pestare la persona offesa, costituitasi parte civile nel processo. Una contesa di natura civilistica che ha raggiunto poi le sfera penale.

Prima di iniziare la requisitoria, il pm antimafia ha richiesto l’acquisizione del verbale di un imprenditore, vittima di una presunta tentata estorsione, e il contestuale riconoscimento fotografico di Pasquale Paco Germano, imputato in concorso con Danilo Turboli. L’avvocato Fiorella Bozzarello si è opposta.

“Testa di Serpente”, ecco le richieste di condanna

  • Luigi Abbruzzese 14 anni e 6 mesi
  • Marco Abbruzzese 15 anni e 2 mesi
  • Nicola Abbruzzese 13 anni e 2 mesi
  • Franco Abbruzzese 8 anni e 6 mesi
  • Domenico Iaccino 6 anni e 6 mesi
  • Francesco Casella 9 anni e 4 mesi
  • Pasquale Paco Germano 3 anni e 6 mesi
  • Adamo Attento 9 anni e 6 mesi
  • Alberto Turboli 8 anni e 10 mesi
  • Giovanni Drago 4 anni e 6 mesi
  • Andrea Greco 9 anni e 6 mesi
  • Antonio Marotta 12 anni e 2 mesi
  • Antonio Abbruzzese 8 anni e 6 mesi
  • Antonio Bevilacqua 8 anni e 6 mesi
  • Claudio Alushi 8 anni e 4 mesi

Nel collegio difensivo figurano, tra gli altri, gli avvocati Fiorella Bozzarello, Giorgia Greco, Maurizio Nucci, Cristian Bilotta, Mariarosa Bugliari, Filippo Cinnante, Gaetano Maria Bernaudo, Cristian Cristiano, Cesare Badolato, Antonio Quintieri, Antonio Sanvito, Matteo Cristiani e Francesco Boccia.