Dati preoccupanti emergono dall’ultimo studio della Cgia di Mestre. Tasso di occupazione tra i più bassi mentre cresce la paura di perdere l’impiego
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
Precari, insoddisfatti, preoccupati di perdere il lavoro. Spesso irregolari, costretti ad accettare contratti non in linea con opportunità di carriera, orari e mansioni richieste oppure rassegnati a non cercare più un’occupazione. Le condizioni di lavoro sono tali da favorire infortuni mortali e inabilità permanenti. È una Calabria ripiegata su sé stessa quella che emerge dall’ultimo studio della Cgia di Mestre sul benessere aziendale.
Dieci gli indicatori su cui è stata costruita la statistica, su data set di ricerca Bes-Istat. I numeri segnano una profonda spaccatura tra Nord e Sud del Paese. Il benessere equo e sostenibile non è ovunque e non è per tutti. Il Sud resta fanalino di coda. E la Calabria si ritrova sempre nelle posizioni più arretrate. Sono pochi e mal distribuiti o gestiti i sostegni a progetti di collaborazione tra imprese e dipendenti.
La Lombardia è prima in termini di qualità del lavoro in azienda, seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano, dal Veneto e dalla Provincia autonoma di Trento. La Calabria è ultima. Il tasso di occupazione nelle piccole e medie imprese artigiane e manifatturiere è più elevato nella Provincia autonoma di Bolzano, in Valle d’Aosta e in Emilia Romagna. Ultime, nell’ordine, la Campania, la Calabria e la Sicilia.
Al Sud il lavoro in nero è una piaga con punte altissime in Calabria, in testa alla classifica, in Campania ed in Sicilia. Il tasso di presenza di lavoratori irregolari in azienda è doppio rispetto alle aziende delle Province autonome di Trento e Bolzano, della Valle d’Aosta e dell’Emilia Romagna. Ed ancora, la Sicilia, la Basilicata, la Calabria e la Campania sono, nell’ordine, le regioni con il maggior numero di lavoratori precari da più di 5 anni. Se si guarda, poi, a chi ha deciso di non lavorare e di non cercare una occupazione, la Calabria è terz’ultima con 32,1%, dietro alla Campania, con il 32,3%, e alla Sicilia con il 32,6%.
Nella Provincia autonoma di Bolzano questo dato riguarda appena il 3,5% della forza lavoro. In Calabria, sempre secondo la Cgia, aumenta del 17% la soddisfazione sul posto di lavoro, ed aumenta soprattutto tra gli occupati con un livello di istruzione più elevato ed
un contratto fisso. Resta, comunque, tra le più basse d’Italia, il 43,8% contro il 61% della Valle d’Aosta e della Provincia autonoma di Trento.L’ultimo dei dieci indicatori su cui la Cgia ha realizzato lo studio riguarda il tasso di infortuni mortali e di inabilità permanente. Il record spetta all’Umbria con oltre il 16% mentre la Calabria, con il 12%, si ritrova nelle posizioni di testa insieme a Toscana, Sicilia e Molise. Il benessere aziendale è la capacità di un'organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale del proprio personale, creando un clima di fiducia e collaborazione ed un ambiente di lavoro sano e produttivo. Questo può migliorare la qualità della vita dei dipendenti ed aumentare la produttività.
Nelle grandi aziende è un elemento di costante valutazione in cui si investe in termini economici, Nelle piccole aziende, soprattutto al Sud, è un aspetto quasi del tutto ignorato.