La domenica bestiale del call center Comdata, nella zona industriale di Rende, si caratterizza per le temperature polari in cui i dipendenti sono costretti a lavorare per la mancata attivazione dell’impianto di riscaldamento. Non sarebbe la prima volta, al contrario: il disservizio si verifica con una certa continuità e sempre nel fine settimana.

A pensar male si potrebbe pensare che l’azienda tenti in questa maniera di ridurre i costi dell’energia, rilevanti per le imprese in genere come per le famiglie. E questa politica sarebbe adottata nel weekend, quando il rischio di controlli o ispezioni è praticamente nullo. I lavoratori poi, aggrappati a questo impiego che spesso costituisce la principale fonte di reddito, si guardano bene dal denunciare pubblicamente la situazione temendo ritorsioni.

Ma se la Comdata intende risparmiare sul riscaldamento, ci si chiede come mai abbia contestualmente adottato la sospensione di ogni forma di smart working, richiamando in sede tutti gli operatori. Così da costringerli non solo a sostenere le spese di carburante per raggiungere il capannone situato nella zona industriale di Contrada Lecco, molti infatti risiedono anche a svariati chilometri di distanza, ma pure a sottoporsi a questo supplizio di dover trascorrere diverse ore in ambienti inospitali, con temperature vicine allo zero.

E tuttavia, si apprende da fonti vicine all’amministrazione comunale di Rende, il disagio sarebbe oggetto di approfondimenti da parte della polizia locale proprio su input degli organi municipali cui, com’è noto, ricade anche la competenza sulla salute, in qualità di massima autorità sanitaria del territorio.