«Questa storia che il lavoro nel Paese cresce va seriamente approfondita. Bisogna vedere come questo dato viene misurato e sviluppato». Da Pino Gesmundo, segretario nazionale Cgil, si leva una voce critica rispetto ai dati diffusi dall’Istat e sbandierati dal Governo, rispetto al tasso di occupazione in ascesa nel 2023 e nel primo trimestre 2024. Il sindacalista, ospite a Cosenza dell’iniziativa “Le mille facce del precariato”, invita a guardare nelle pieghe delle statistiche. Perché, afferma, «a crescere senza dubbio è invece la disperazione: sei milioni di cittadini vivono sotto la soglia di povertà, undici milioni di persone sono povere pur lavorando. Serve la buona occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno, grande risorsa per il Paese. Purtroppo – ha sottolineato – si sta perdendo l’opportunità derivante dagli investimenti del Pnrr che avrebbero dovuto migliorare le condizioni degli italiani e non incrementare i profitti delle imprese. Il lavoro precario significa precarietà della vita. E siccome nessuno è disposto a rimanere precario, i giovani lasciano i nostri territori per andare altrove, desertificando le regioni del Sud». 

La manifestazione si è svolta in Piazza 11 Settembre con gli interventi anche del segretario generale Cgil Calabria Angelo Sposato, del segretario generale Cgil Cosenza Massimiliano Ianni, della segretaria Cgil Cosenza Teresa Aiello, del sindaco di Cosenza Franz Caruso, della docente di Politica economica all’Unical Rosanna Nisticò. E poi del neo europarlamentare e docente di Economia del lavoro all’Università Roma Tre Pasquale Tridico, alla sua prima uscita pubblica dopo le elezioni. Accolto dalla parlamentare Anna Laura Orrico, Tridico si è detto soddisfatto per il sostegno ottenuto: «Sento forte la responsabilità del mandato ricevuto da questo territorio che cercherò di rappresentare adeguatamente – ha affermato – Purtroppo non c’è occupazione di qualità – ha aggiunto riferendosi al tema del convegno – per cui le persone occupate formalmente sono di più ma le ore lavorate sono di meno. I salari reali sono di meno ed infatti il Pil non aumenta. Quando gli investimenti sono di scarsa qualità questi sono gli effetti. Avremo occupazione frammentata, flessibile, aumenta nel numero ma non produce ricchezza». 

Tra i relatori era atteso pure l’intervento dell’Arcivescovo Giovanni Checchinato. Quella del presule però, è stata un’apparizione fugace. Il tempo di augurare ai presenti buon lavoro e per salutare i relatori, poi ha lasciato il parterre per un improvviso e concomitante impegno. L’iniziativa è stata accompagnata dalla raccolta di firme avviata dalla Cgil in tutta Italia, per indire quattro referendum per la cancellazione di norme ritenute responsabili non solo dell’avanzata del lavoro precario, ma anche dell’impennata degli incidenti sul lavoro. Già raggiunto il tetto delle 500 mila sottoscrizioni indicato all’articolo 75 della Costituzione.

 «Occorre – ha affermato il segretario generale Cgil Calabria Angelo Sposato – spezzare le catene che tengono il lavoro prigioniero dello sfruttamento e liberarlo. Per questo abbiamo voluto i referendum, per questo occorre sostenere i contratti collettivi aggiungendo il salario minimo. Solo chi non conosce il disagio di milioni di lavoratori ed ha la pancia piena non riesce a comprendere ciò. Il tema salariale e quello del lavoro povero sono la vera emergenza nel nostro Paese e in Calabria. I giovani – ha aggiunto Sposato – scappano perché non vogliono più farsi sfruttare con stipendi da fame e le classi dirigenti non possono fare finta di non vedere il disagio. Il governo Meloni ha abbandonato il sud e lasciato in povertà milioni di persone eliminando l’unico strumento di sostegno alle famiglie. La sinistra deve tornare a fare la sinistra se ne è capace – ha poi ammonito – I dirigenti che fanno finta di essere di sinistra e poi votano leggi contro le lavoratrici ed i lavoratori, non sono tali e dovrebbero fare un passo indietro. Serve – ha concluso Sposato – un nuovo regionalismo del Sud da contrapporre a questo scellerato disegno di autonomia differenziata che va combattuto. E se dovesse essere approvato dal Parlamento inizieremo a raccogliere le firme per i referendum». 

Sull’esito delle elezioni Gesmundo, nelle conclusioni, ha osservato come «la coalizione che governa il Paese ha perso migliaia di voti. Ma il problema più incombente è rappresentato dall’astensionismo. Se la metà dei cittadini sceglie di non recarsi alle urne – ha detto il segretario della Cgil – probabilmente lo ritiene un esercizio inutile. Questa lacuna nella rappresentanza democratica riguarda tutti i partiti, chi ha vinto e chi ha perso».