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Riceviamo e pubblichiamo la nota del Comitato Cittadino di Rende che replica alle dichiarazioni rese dal commissario Santi Giuffrè rilasciate al nostro network.
Ad un osservatore attento ed imparziale, l’azione dei Commissari Straordinari responsabili del Comune di Rende, potrebbe apparire altalenante tra pilatismo ed interventismo. In materie dove è in gioco la stessa sopravvivenza del Comune di Rende, con la malaugurata possibilità della sua cancellazione dalla carta geografica, i reggitori della cosa pubblica sorvolano, si girano dall’altra parte, giustificando questo comportamento con il rispetto dovuto ad una legge regionale.
Ma non dovrebbero i predetti reggitori, servendosi, eventualmente, delle tante intelligenze e culture sovraordinate a loro disposizione, valutare se la predetta norma regionale, nella versione attuale, è conforme alla Carta fondamentale della nostra Repubblica? Ovvero, se la predetta legge è stata modificata proprio per eliminare una specifica competenza dei Consigli Comunali?
Interessarsi di questa enorme questione di diritto non è un’azione politica, è un dovere specifico di chi deve amministrare una comunità, indipendentemente se il suo potere deriva dal popolo o dal provvedimento di un Ministro, poiché la comunità di cui si parla, e cioè il Comune di Rende, rischia addirittura, come si diceva, di essere eliminato dal punto di vista istituzionale. Il Sindaco di Castrolibero ed il Sindaco di Cosenza, che hanno impugnato questa legge antidemocratica, non hanno posto in essere un’azione politica, ma hanno esercitato un dovere per difendere le prerogative delle istituzioni amministrate.
Appare troppo comodo affermare che, essendo l’istituzione della Città Unica sottoposta a referendum, è sufficiente invitare i cittadini ad esprimere il proprio voto. La legge in questione, infatti, confligge con i principi basilari della democrazia rappresentativa come disegnata dalla nostra Costituzione. Non basta, pertanto, lo svolgimento di un referendum consultivo disciplinato, peraltro, da una normativa truffaldina che può rendere vano il voto delle singole comunità.
L’affermazione dell’ing. Castiglione, nel corso di un convegno per illustrare le ragioni del No alla Città Unica, non è per nulla un’affermazione personale, ma essa, invece, esprime il pensiero fermo ed unanime di tutto il Comitato Cittadino. Dunque, con la presente nota ribadiamo la nostra richiesta ai Commissari Straordinari di impugnare dinanzi al TAR l’illegittima procedura che dovrebbe portare alla istituzione della Città Unica, essendo questo, a nostro avviso, un dovere di chi amministra un ente locale rappresentativo di una comunità, che taluno, autoritariamente, vorrebbe cancellare.
Mentre la sopravvivenza di Rende, a quanto pare, suscita un tiepido interesse, non si può non notare un interventismo in delicate materie, come ad esempio la programmazione territoriale, che l’ordinamento giuridico attribuisce alla competenza esclusiva del Consiglio Comunale democraticamente eletto ed unico rappresentante dei cittadini e della volontà popolare. Peraltro, una tale anomalia avviene in una comunità considerata, a livello nazionale, una eccellenza in materia di programmazione territoriale, una virtuosa eccezione nel dilagante saccheggio del paesaggio e dell’ambiente che caratterizza la gran parte dei comuni del Mezzogiorno. È del tutto evidente che, stando così le cose, l’esercizio del potere/dovere di tutelare il territorio non può essere espletato da figure istituzionali nominate dall’alto ed estranee alla comunità reale.
Dispiace constatare, infine, che l’altalena si muove con slancio quando è spinta da poteri forti, mentre rimane ferma al palo quando la spinta proviene dalla società civile rendese, addolorata di dover assistere al tentativo autoritario e spregiudicato di forze politiche ed istituzionali di perseguire la sua giuridica soppressione.