«Noi ve lo avevamo detto che la Rende Servizi non aveva bisogno di grandi parole, ma di rispetto vero. Rispetto per chi lavora ogni giorno sotto il sole e sotto la pioggia, mentre da Palazzo arrivano solo annunci e comunicati pieni di promesse. Adesso ci raccontano che vogliono “ridisegnare il futuro della multiservizi”. Bello, eh», così in una nota Laboratorio Civico Rende.

«Ma poi leggi bene e scopri che gli aumenti di stipendio e il nuovo personale dipenderanno dalle performance. Performance? Ma come si può parlare di efficienza se gli operai sono pochi, stanchi e senza mezzi? Altro che multiservizi: qui sembra un lavoro a cottimo, dove chi si spezza la schiena deve pure sentirsi dire che non è abbastanza produttivo. Intanto la città cade a pezzi. Le erbacce fanno più strada del Comune, le buche diventano crateri e l’illuminazione va e viene come l’attenzione di chi governa. L’acqua? Non pervenuta. E il sindaco? Eh, lui ha una sindrome strana: quella di dare sempre la colpa a chi c’era prima. Tutto è colpa della “vecchia amministrazione”!

Noi ve lo avevamo detto che sarebbe arrivato il sindaco del “non è colpa mia”. Ma la manutenzione ordinaria, quella che serve ogni giorno, non si fa una volta ogni dieci anni. E poi ci dicono che arriverà il cambiamento. Ma come si può parlare di cambiamento senza dignità per chi lavora? Senza rispetto per gli operai, non c’è futuro per nessuno. E, nel frattempo, spunta anche un nuovo semaforo, che più che regolare il traffico lo blocca. Un impianto “intelligente”, ci hanno detto… ma a guardare le code e lo smog, l’unica intelligenza è quella delle macchine ferme col motore acceso. Noi ve lo avevamo detto che l’ambiente non si difende a colpi di semafori inutili, ma con pianificazione e buon senso. Eppure, con un sindaco, una giunta e trenta deleghe esterne, ci si aspettava che la città funzionasse ad orologeria. Invece sembra che anche l’orologio, come tutto il resto, sia andato fuori tempo massimo.

E il PSC? Quello che parlava di “suolo zero” e voleva bloccare il cemento e proteggere il territorio? Bloccato. Archiviato. Adesso ne arriva uno nuovo e — guarda caso — favorisce i soliti palazzinari. Noi ve lo avevamo detto che prima o poi avrebbero rimesso mano al territorio per fare spazio al cemento, non alle persone. E poi ci sono i beni comuni, quelli che dovevano essere la vera ricchezza della città. Ricordate quel regolamento comunale che parlava di partecipazione, cura condivisa, cittadini protagonisti? Bene, oggi è finito nel dimenticatoio.

Noi ve lo avevamo detto che quando la partecipazione dà fastidio, si mette all’indice. E così, i beni comuni sono diventati una chimera, qualcosa di cui si parla solo nei discorsi ufficiali, mentre nella realtà nessuno li difende. Altro che “comunità”: qui chi si impegna per il bene di tutti viene trattato come un illuso. E poi — parentesi — guardiamo dall’altra parte del Campagnano, verso Cosenza. Cosa sta accadendo? In che modo tutto questo coinvolgerà anche il nostro territorio? Questo, alla prossima puntata».