«“Di malasanità si rischia di morire. Io lo so, l’ho vissuto”. Non affronto il tema della sanità calabrese basandomi su articoli di giornale o notizie diffuse dai media o estrapolate a destra e manca. Parlo con cognizione di causa, perché ho vissuto sulla mia pelle le conseguenze drammatiche di un sistema sanitario malato, inefficiente e, purtroppo, spesso disumano».Lo afferma in una nota Catia Filippo, candidata per conto del Partito Democratico nella circoscrizione nord alle prossime elezioni regionali.

«Era il 2006 quando mi venne diagnosticata una malattia rara – racconta -. Da quel momento iniziò un calvario: tra macchinari obsoleti, diagnosi sbagliate, superficialità e ritardi, la mia condizione venne sottovalutata. Le conseguenze sarebbero potute essere fatali. Non avendo altra scelta, ho iniziato quelli che vengono definiti "viaggi della speranza", recandomi a Roma dove ho subito ben 14 interventi chirurgici, il primo dei quali della durata di 17 ore ma erano l unica arma per combattere e sopravvivere». 

«A Roma, ho trovato un sistema sanitario preparato, attento e umano – evidenzia ancora -. Ma non è giusto, né normale, dover lasciare la propria terra per poter sperare di ricevere cure adeguate. In Calabria, il cittadino che lotta per la vita è costretto a combattere non solo contro la malattia, ma anche contro un sistema burocratico lento, farraginoso e pericoloso, che rischia di mettere a repentaglio vite umane. È facile parlare dei problemi della sanità calabrese. È molto più difficile viverli. Quando li attraversi in prima persona, diventano un macigno che pesa ogni giorno sul corpo e sull’anima. I viaggi della speranza non sono trasferte di piacere: sono esperienze traumatiche, che lasciano ferite psicologiche, economiche e sociali profonde. Cambiano la vita di una persona e quella della sua famiglia. Ti segnano per sempre. E soprattutto ti fanno capire quanto possa essere ingiusto che la tua possibilità di guarire dipenda da dove sei nato. Io dico NO a tutto questo».

«Dobbiamo ricostruire e rafforzare la sanità pubblica calabrese – conclude Catia Filippo -. Dobbiamo garantire il diritto alla salute a tutti, non solo a chi può permettersi di partire o pagare cure costose ed in altre regioni La salute non può essere un privilegio per pochi, ma deve restare un diritto universale, sancito dalla nostra Costituzione. Io ci credo. Credo che sia possibile cambiare. Ma serve coraggio. Serve liberarsi da ricatti, abusi e violenze psicologiche. Serve libertà. E la libertà inizia anche da qui: dalla possibilità di curarsi, nella propria terra».