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L’aereo di Giorgia Meloni alle 18 è ancora in volo quando in piazza Kennedy, a Cosenza, l’ora del comizio trasborda già nel ritardo accademico. Bandiere, il sole che cala e taglia obliquo i palazzi del centro, passanti per caso, aficionados, giovani innamorati di lei disamorati del resto. Persino bambini hanno tra le mani drappi col simbolo della fiamma. Una piccola, neanche sei anni, se ne sta quieta sulle spalle della madre come fosse in attesa di qualche star di Youtube. In prima fila attaccati alle barriere di metallo i fan più sfegatati, bandiere in pugno, urlo in bocca. Un signore sulla settantina, camicia blu tropicale, è il più accanito e lancia i cori.
Sono le sette di sera e sono quattromila le persone che aspettano la leader di Fratelli d’Italia che ancora tarda. Le sue intenzioni intorno alle cinque del pomeriggio, filtrano in via ufficiosa ma sono chiare: sarà Wanda Ferro a introdurla, poi si prenderà il palco e via senza interviste in coda. Intanto che gli animi si scaldano qualcuno storce il naso perché è Rino Gaetano nei suoi brani più popolari a spezzare l’attesa. Dietro le quinte non si fanno vedere i grandi sostenitori della politica romana ma le voci li danno tutti lì: Orsomarso, De Luca in primis.
Poi arriva dalla sinistra del palco, un po’ trafelata, dice che è una campagna elettorale veloce e c’è tanto da fare in tanti posti. Gonna lunga pied-de-poule, top nero e treccia, saluta Cosenza e segue la sua traccia: Europa, tasse, recessione, Giorgia Meloni non risparmia strali agli avversari e srotola le sue ricette per risolvere il caro energia. Sul reddito di cittadinanza abbassa di un po’ il tono di voce perché l’argomento è sdrucciolevole e di percettori ce ne sono tanti. Per quasi un’ora la leader di Fratelli d’Italia va a braccio: immigrazione, guerra, confini sono tra i must sui cui Giorgia Meloni non glissa mentre è già quasi notte e più che le fiamme si accendono i lampioni.