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La discussione della Conferenza Provinciale delle Donne Democratiche, iniziata con l’intervento di Simona Colotta, è partita da un’analisi lucida e oggettiva del percorso intrapreso dal Pd che ha portato alle recenti elezioni politiche.
Discussione approfondita a seguire da Teresa Esposito, Cristiana Viola, Pina Sivestri, Maria Locanto, Enza Bruno Bossio e Enrichetta Alimena che hanno sottolineato quanto questo percorso elettorale «che ci ha fatto vivere appieno tutta la freddezza e disaffezione mostrata dall’elettorato verso il nostro partito, visto non più con un’ispirazione riformista e progressista bensì percepito elitario e fortemente distante dalla base» si legge in una nota.

«Da qui viene fuori l’impellente esigenza di ritornare alla nostra vocazione originaria e di strutturare un partito fatto di contenuti e non solo di correnti, ma emerge ancor di più e al meglio il senso e ruolo della Conferenza Provinciale, Regionale e Nazionale delle Donne Democratiche. In un partito che, pur facendosi portavoce e portatore di battaglie femministe, ci ha visto sempre più rappresentate come elemento marginale e di decoro».
«Ciò è stato confermato ancora una volta dalla stesure delle liste alle recenti elezioni dove le donne non sono state adeguatamente garantite nei ruoli da ricoprire. Questo evidenzia, seppur non faccia piacere, l’esigenza di una qualche tutela in un partito che, nei fatti, si traduce maschilista e addirittura misogino. Un partito che, pur avendo negli anni descritto e fattosi portavoce di politiche femministe, nella realtà le ha espresse solo a parole» prosegue la nota delle Donne Democratiche.
«Espressa e condivisa da tutte noi la delusione per la campagna elettorale che si è mostrata priva di contenuti e che ha esacerbato ancor di più la disaffezione dei nostri elettori, stanchi anche di un centro sinistra sempre diviso, e che ha lasciato campo libero agli altri partiti».
«Una campagna elettorale che si presentava già alla nascita poco competitiva per la mancata formazione di una coalizione, ma che ha convinto sempre meno la popolazione all’emergere, nel nostro partito, delle solite dinamiche di correnti pronte e dedite a sistemarsi con stantie logiche di potere. A questo, poi, si aggiunga anche la scelta, risultata non felice visti i risultati, di focalizzarsi quasi interamente sull’Agenda Draghi che non è stata appezzata, evidentemente, dall’elettorato» si legge.
«Urge quindi un deciso passo di cambio di rotta che ci veda protagoniste, e non più semplici spettatrici passive come è avvenuto troppe volte finora, in quella che può e deve definirsi una vera e propria rifondazione del nostro partito. All’Assemblea Nazionale intendiamo portare l’urgente necessità di un partito che ritrovi la sua vocazione, ritorni ad essere identitario, sia rappresentato da una classe dirigente carismatica e che soprattutto non sia legato alle correnti e alle spartizioni di potere, come purtroppo è apparso evidente anche adesso nelle appena avvenute elezioni con le nomine dei capigruppo, vice presidenti, questori e a seguire».
«La determinazione di tutte noi è quella di assegnare alla Conferenza delle Donne una struttura forte per incidere sull’elaborazione di una vera proposta politica che ci porti a ricatalizzare il nostro elettorato, ampliando l’attuale 18 – 19%, zoccolo duro di appartenenza ma oltre il quale non si riesce ad andare».
«Il ruolo della Conferenza delle Donne Democratiche diviene oltremodo importante perché al centro del Partito Democratico deve essere portata la donna. Le donne impegnate in politica vanno tutelate attraverso regole precise che vedano la quota di partecipazione del 40 % salire al 50%, così come il ruolo di capilista e membri del governo, proprio come aveva teorizzato e anche realizzato Zingaretti, salvo poi non continuare a farlo».