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Non le manda certo a dire l’avvocata Mariuccia Campolo, attivista e femminista, coordinatrice del centro antiviolenza del comune di Paterno Calabro e vicepresidente della Consulta pari opportunità del Comune di Rende, al consigliere Massimiliano De Rose.
«Le polemiche del consigliere Massimiliano De Rose – afferma Campolo in merito alle dichiarazioni rilasciate sulla sindaca facente funzioni Marta Petrusewicz – rappresentano l’emblema della gratuita mancanza di rispetto nei confronti del genere femminile oltre che della pura ipocrisia».
Oggetto degli strali dell’avvocata un post comparso ieri sulla pagina Facebook di De Rose, dove si legge: «Rende: non si può parlare di mafia in Consiglio comunale ma la sindaca veste Prada!!». Un “titolo” con tanto di doppio punto esclamativo che anticipa quanto segue: «A Rende, dove il Comune è parte offesa nell’imminente processo “Reset”, non si può parlare di criminalità e nel Consiglio di ieri si è impedito il dibattito sulla partecipazione o meno dell’ente all’imminente processo (che inizia il 9 giugno nell’aula bunker di Lamezia), nonostante un apposito ordine del giorno legittimamente proposto prima del consiglio dal sottoscritto. In compenso, però, la sindaca vicaria era elegantissima. Un gran bella figura, complimenti davvero. La città intera è orgogliosa del suo tailleur».
Il post è un commento a un trafiletto uscito sul quotidiano “Gazzetta del Sud” in cui Petrusewicz si lascia andare innocentemente a una confidenza sull’outfit sfoggiato in occasione dell’assise civica, un tailleur usato acquistato in un negozio del centro storico di Cosenza. Un’esternazione indubbiamente attraversata da una vena di acidità che non ha lasciato indifferente Campolo.
«Il suo – dichiara in riferimento al consigliere – è un tentato attacco all’autostima di una donna, una imposizione all’omologazione, una mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni. Lo fa nel più meschino dei modi utilizzando la piazza virtuale di Facebook nella consapevolezza di alimentare la cultura dello stigma, di una politica patriarcale e misogina che vuole rinchiudere la donna in immagini stereotipate. Lo fa per giunta con la certezza di alimentare la fame degli odiatori seriali. Come donna, come attivista, come cittadina rendese sono inorridita dalla cattiveria dei commenti cui ha dato adito sulla sua pagina social».
«De Rose – prosegue l’avvocata – è un uomo di bell’aspetto, perennemente curato nell’abbigliamento e abbronzato anche nei mesi privi di un solo raggio di sole. Un uomo che palesa il costante trionfo dell’apparenza sulla sostanza, un uomo che disconosce, evidentemente, la cultura del rispetto, un uomo cui bisognerebbe ricordare che i corpi delle donne e delle persone in generale non stanno nel mondo per il piacere né per il giudizio di nessuno».
«Quale esempio – si chiede Campolo – per le nuove generazioni? Un consigliere dall’apparenza composta che fa il bullo dalla sua comfort zone? Forse il suo è il lamento della volpe che non arriva all’uva o, molto più probabilmente, è il tentativo di allontanare le voci di chi lo dipinge come la stampella della maggioranza? Lui che avrebbe potuto discutere in Consiglio, ma che ha scelto di astenersi adducendo pretestuose irregolarità, lui che avrebbe potuto allontanarsi dalla sala del Consiglio facendo venire meno il numero legale. Si è trovato spiazzato? Era ancora assonato? Era concentrato sul suo outfit? O forse come dicono in molti ha semplicemente preferito non fare opposizione? Farebbe bene a tacere – conclude – o ancora meglio ad approfittare dei mesi estivi per chiedere qualche ripetizione a chi, come la vice sindaca, di cultura oltre che di charme ne ha da vendere».