Secondo l'avvocato Marcello Manna sul referendum della prossima primavera relativo alla separazione delle carriere si sta facendo un po' di confusione. Secondo il penalista si tratta certamente di una riforma importante ma che non va confusa con la riforma generale della giustizia di cui pure il Paese avrebbe bisogno.

Manna durante l'intervista a “Buongiorno in Calabria” (QUI LA PUNTATA) condotto da Massimo Clausi e Giada Carino, legge l'art. 104 della Costituzione dove si sancisce che «“La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere”. A questo si aggiunge che è composta dai magistrati di carriera giudicante e dai magistrati di carriera richiedente . – dice Manna – Questa è l'aggiunta all'articolo 104. Con l'obbligatorietà dell'azione penale, la magistratura rimane un ordine autonomo e indipendente. Quindi questa prima indicazione che verrà sottoposta all'esecutivo è completamente fuori da ogni logica».

Ma perché si arriva ora a questa riforma? Manna parte da lontano e dalla riforma Vassalli del 1989: «Con quella riforma - spiega Manna - si passa dal sistema inquisitorio al sistema accusatorio. Le parti si contrappongono e c'è un giudice terzo e indipendente. E' da allora che bisognava intervenire su questa norma. E' da allora che bisognava già separare le carriere, per staccare il Pubblico Ministero dal giudice»

Molti sostenitori del no, dicono però che si andrebbe a snaturare il ruolo del Pm che attualmente è di garanzia anche per gli imputati al punto che spesso le indagini di concludono con una richiesta di archiviazione. Un pm che abbia invece come preoccupare le indagini potrebbero tener conto della condanna. «Anche qui l'argomento è assolutamente strumentale - sostiene Marcello Manna - C'è l'articolo 358 del codice di procedura penale che prevede che il Pubblico Ministero possa raccogliere le prove a favore dell'imputato. Ma nella prassi reale che il Pm raccolga le prove a favore dell'imputato non è mai accaduto. Le domande partono con una idea: Pubblico Ministero ricerca la prova, va intorno alla prova, poi la prova non la trova e può anche chiedere l'archiviazione. Ma perché non ha trovato la prova, non perché è così buono o magnanimo».

Ma a dimostrazione che la giustizia in Italia ha bisogno di riforme profonde, Manna cita la modifica dell’art. 111 Cost. «“La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. E quindi c'è un primo dato: perché c’è la necessità di sottolineare che il processo deve essere giusto?Ancora. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità davanti a un giudice terzo e imparziale. Ancora una volta si stabilisce che ci sono due parti e c'è un giudice terzo e imparziale che si vuole staccare ovviamente dalle parti. E si aggiunge che la legge ne assicura la ragionevole durata. Non è una riforma della giurisdizione - continua Manna - Si interviene sull'ordinamento giudiziario e si dice che il pubblico ministero e il giudice sono separati. Solo questo. Non altro. Sono fake news quelle che lo vogliono sottoposto al potere esecutivo, un pubblico ministero onnipotente oppure indebolito. Oggi il cittadino deve sapere che si entra esclusivamente nell'attuazione del codice Vassalli e nell'attuazione dell'articolo 111 della Costituzione. Cioè era qualcosa che andava già fatto e purtroppo il legislatore lo ha fatto a distanza di 30 anni e più».

Insomma secondo l’esponente della Camera penale “Fausto Gullo” di Cosenza il referendum sulla separazione delle carriere è solo il primo tassello di una riforma della giustizia più ampia che andrebbe fatta. «Vogliamo parlare dei suicidi in carcere? 292 nel giro di qualche anno. Vogliamo parlare delle interdittive antimafia che hanno messo in ginocchio tantissime imprese, anche in Calabria? Poi questo diventa un fatto assolutamente rilevante e intacca l'economia di un'intera Calabria. Vogliamo parlare dei mille cittadini che vengono risarciti per ingiusta detenzione ogni anno? La separazione tra PM e giudice è un primo elemento. Poi è chiaro che bisogna intervenire sul gigantismo delle indagini. Ma è possibile che il controllo della bontà della indagine debba venire solo e soltanto alla fine del giudizio e non prima?» E il ruolo del gip? «No, il GIP valuta esclusivamente sulla misura cautelare. Quando non c'è la misura cautelare, il processo va de plano verso un giudizio».

Forse uno dei problemi di questo referendum è l'invasione di campo della politica in questa domanda. A chi chiede a Manna se è imbarazzato ad essere al fianco di Forza Italia, risponde così «Il rapporto politica-magistratura è la perversione assoluta. Lo possiamo chiamare per nome e cognome . In Calabria fa paura il rapporto che c'è fra inquirenti più che magistratura e politica è inquietante per tante cose che sono accadute nella nostra regione. Personalmente la politica su questo tema dovrebbe mettersi da parte. Mettere il cappello sopra vota sì o vota no è un errore gravissimo. Bisogna solo informare i cittadini. Non si tratta di dire se per il sì c'è Forza Italia se per il no c'è il PD. È un errore grave perché questo non caratterizza una scelta che viene da lontano che è una battaglia dell'Unione Camere Penal i, è una battaglia che viene dall'interno del sistema giudiziario ed è un primo dato. C'è il secondo elemento che mi permette di segnalare. È possibile che le riforme le sponsorizzano la destra e l'antiriforma la sinistra? C'è qualcosa che non funziona, c'è qualcosa che non va e anche lì si vede l'anomalia. Ricordo la bicamerale con D'Alema che prevedeva la separazione delle carriere il PD ne ha fatto anche una prima battaglia, oggi forse siccone è sponsorizzato dalla destra deve fare altro. A me pare veramente fuori luogo che si voci in questo senso sia per il centro-destra che il centro-sinistra su un tema del genere . Qui si tratta di attuare la Costituzione in questo senso va letta la modifica dell'articolo 104».