Il tribunale di Cosenza, ha condannato l’Asp di Cosenza a risarcire i danni a favore di una giovane ragazza e dei suoi familiari nella misura di oltre un milione e 700mila euro. Il tutto inizia – secondo quanto riporta il sito del gruppo Sanititan – a seguito di un procedimento penale a carico di alcuni neonatologi, assolti con formula ampia dal tribunale cosentino, in sede penale. I genitori della ragazza a questo punto, seppur delusi e senza speranze, avevano deciso quindi di rivolgersi ad un altro legale. ritenendo il diritto al risarcimento dei danni subito ormai prescritto e convinti che il riesame della colpa medica non fosse riproponibile dopo quella sentenza assolutoria.

L’avvocato della famiglia, tuttavia, si era convinto della possibilità di riaprire il caso in sede civile. Così aveva accertato che dal fascicolo del processo penale sarebbero scomparse le schede ecografiche originali, mentre le fotocopie acquisite al loro posto presentavano un artefatto tecnico, ossia l’apparente interruzione del flusso ombelicale, rappresentato da una macchia di toner. Ciò induceva il giudice penale, sulla scorta delle conclusioni tratte dal perito, ad assolvere i neonatologi, essendo presumibile la causazione in utero dei danni riportati dalla neonata.

Quella macchia di toner, però, risultava presente sul versante dell’onda sistolica del flusso ombelicale, mentre solitamente tale interruzione appare in corrispondenza dell’onda diastolica. Donde l’immediata interruzione della prescrizione, mediante invio di una diffida ad adempiere l’obbligazione risarcitoria e il consequenziale atto di citazione, notificato all’Asp di Cosenza e ad altri cinque convenuti.

Dopo due consulenze tecniche che escludevano la colpa medica, non esaustive secondo il tribunale, il giudice Antonio Giovanni Provazza, vista la complessità medico-legale, nominava tre esperti provenienti da Roma: i dottori Albarello, Di Iorio e Dotta.

Asp di Cosenza, morte di una neonata: cosa dice la nuova sentenza

Viene quindi pubblicata una nuova sentenza che così cita: «Appare evidente, che l’ossigenoterapia praticata dai sanitari della struttura del San Giovani in Fiore non sia stata efficace a contrastare lo stress respiratorio insorto alla nascita, tanto che il quadro clinico riscontrava un peggioramento delle condizioni di salute. In tal senso, difatti, … alla nascita (ore 11:50) presentava una lieve depressione cardio-respiratoria con un valore dell’Indice di Apgar al I minuto di 5 che, prontamente, è poi risultato nella norma al V minuto (7), tuttavia dopo circa venti minuti (cfr. cartella clinica Bambino Gesù di Roma), le condizioni di … peggiorano con la comparsa di un quadro clinico di insufficienza respiratoria caratterizzato da alitamento delle pinne nasali e rientramenti intercostali, il che conduce a ritenere che il trattamento iniziale, seppur consentiva una breve ripresa delle condizioni cliniche al V minuto (APGARG), non comportava una stabilizzazione dei parametri ed anzi, un peggioramento graduale degli stessi, il che mostra l’insufficiente e inadeguato supporto che, diversamente, a quel punto richiedeva una maggiore incisività attraverso una ventilazione assistita, tenuto anche conto dei livelli di saturazione “gravi” (70%)».

Il tribunale di Cosenza quindi ha accertato la malpractice medica che avrebbe generato conseguenze pregiudizievoli alla neonata, in particolare la paralisi cerebrale infantile (tetraparesi spastica con maggiore prevalenza a destra) da ipossia ischemica post natale, quale danno biologico valutato secondo una percentuale dell’80%. L’Asp di Cosenza è stata pertanto condannata a risarcire i danni, liquidati in favore della madre e dei familiari nella misura di oltre un milione e 700mila euro.