Il dirigente nazionale Pd richiama il Piano Nazionale Esiti: criticità strutturali negli ospedali calabresi e audit obbligatori non più rinviabili
Tutti gli articoli di Sanita
PHOTO
Carlo Guccione (Direzione Nazionale Pd)
«Basta propaganda: i dati Agenas impongono scelte serie e una svolta coraggiosa». Carlo Guccione, componente della direzione nazionale del Partito democratico, affida al Piano Nazionale Esiti dell’Agenas una presa di posizione netta sulla sanità calabrese, in base alle indicazioni contenute ne report del dottor Remo Pulcini. Non una valutazione politica astratta, ma una lettura fondata su indicatori ufficiali che descrivono un sistema ancora segnato da criticità profonde, pagate ogni giorno dai cittadini e, in modo particolare, dalle fasce più fragili della popolazione.
«Il Piano Nazionale Esiti Agenas – sottolinea Guccione – smaschera una verità che la politica di governo continua a rimuovere». I numeri parlano di volumi di attività sotto le soglie di sicurezza, di ritardi nelle cure tempo-dipendenti, di esiti clinici peggiori rispetto alla media nazionale e di una mobilità sanitaria che continua a svuotare la regione, drenando risorse, professionalità e fiducia. «Non è un’opinione – rimarca – sono dati ufficiali dello Stato».
Nel mirino finiscono i principali ospedali della Calabria, a partire da Cosenza, Catanzaro – con i presìdi Mater Domini e Ciaccio – e Reggio Calabria. Proprio qui, secondo AGENAS, emergono indicatori che rendono necessari audit clinici obbligatori in aree cruciali come cardiologia, neurologia, emergenza-urgenza, ortopedia e materno-infantile. «Ignorare questi segnali – avverte Guccione – significa assumersi una responsabilità politica grave».
Il caso Cosenza
All’Azienda ospedaliera di Cosenza, struttura ad alta complessità e con volumi elevati, il Piano Nazionale Esiti colloca numerosi indicatori in fascia di attenzione, ma segnala anche criticità rosse che impongono verifiche non discrezionali. In particolare, la mortalità a 30 giorni per la riparazione dell’aneurisma dell’aorta addominale non rotto risulta molto superiore alla media nazionale, rendendo obbligatorio un audit clinico di esito sulla chirurgia vascolare, con analisi della selezione dei casi, dei tempi di intervento e del rischio operatorio. In ambito neurologico, la mortalità a 30 giorni per interventi chirurgici su tumori cerebrali è indicata come critica, con la necessità di un audit clinico neurochirurgico sui percorsi assistenziali e sulla complessità dei casi. Sempre a Cosenza, Agenas segnala un audit obbligatorio in chirurgia oncologica per il tumore del polmone, dove la mortalità a 30 giorni è in fascia rossa, così come in ambito materno-infantile, per l’elevata proporzione di parti vaginali dopo pregresso taglio cesareo. Criticità emergono anche nell’area osteomuscolare, con tempi di intervento per la frattura del collo del femore inferiori agli standard LEA, che impongono un audit clinico-organizzativo sui percorsi tempo-dipendenti. Al contrario, altri ambiti come la chirurgia generale, la chirurgia mammaria, la nefrologia e l’area respiratoria presentano indicatori da monitorare, ma non tali da generare audit obbligatori.
Il caso Catanzaro
Il quadro del Presidio Pugliese evidenzia criticità concentrate soprattutto nell’area neurologica. La mortalità a 30 giorni per ictus ischemico risulta peggiore della media nazionale, così come quella legata agli interventi chirurgici per tumori cerebrali, entrambi indicatori segnalati da AGENAS per audit clinici obbligatori di esito, con priorità massima sulla revisione dei percorsi ictus, dei tempi di presa in carico e della gestione post-operatoria. Accanto a questo, il Piano Nazionale Esiti segnala volumi chirurgici sotto soglia in chirurgia generale, oncologica e ortopedica. In particolare, la colecistectomia laparoscopica e gli interventi per tumore del colon presentano volumi insufficienti, imponendo audit metodologici sulla sostenibilità dell’attività e sulla qualità del dato, mentre per protesi di anca e ginocchio è richiesto un audit sui volumi chirurgici. Anche qui emerge un audit obbligatorio in ambito ostetrico per l’appropriatezza dei parti vaginali dopo taglio cesareo.
Al Presidio Mater Domini di Catanzaro, l’area più critica è quella cardiocircolatoria. Agenas segnala esiti peggiori rispetto al benchmark nazionale per la valvuloplastica e la sostituzione delle valvole cardiache, oltre a volumi di ricovero sotto soglia per il by-pass coronarico, con evidenti criticità organizzative e strutturali. Questo rende obbligatorio un audit clinico sull’appropriatezza della selezione dei pazienti, sui percorsi peri-operatori e sulla centralizzazione delle competenze. Ulteriori criticità riguardano i volumi molto bassi in ambito osteomuscolare e in chirurgia generale, per i quali sono indicati audit organizzativi mirati, mentre l’area nefrologica risulta allineata o addirittura migliore rispetto agli standard nazionali.
Il caso Reggio Calabria
Il quadro dei Riuniti di Reggio Calabria è ancora più articolato. Il Piano Nazionale Esiti evidenzia la necessità di audit clinici obbligatori in ambito cardiovascolare, per la mortalità a 30 giorni legata a infarto, STEMI, scompenso cardiaco e cardiochirurgia, in area neurologica per ictus ischemico e chirurgia cerebrale, in ambito respiratorio per la BPCO riacutizzata, oltre che nelle aree di gravidanza e parto e in quella osteomuscolare, in particolare per i tempi di intervento sulle fratture del collo del femore e per le protesi di anca e ginocchio. Anche in questo caso, Agenas non segnala la necessità di audit aggiuntivi discrezionali, ma richiede l’attivazione formale di quelli obbligatori, con monitoraggio continuo degli indicatori.
«Gli audit Agenas – chiarisce Guccione – non sono un atto punitivo, ma lo strumento con cui rimettere ordine, concentrare le competenze, correggere le scelte sbagliate e restituire dignità al lavoro dei professionisti sanitari». Da qui la richiesta politica esplicita: trasparenza totale sui dati, attivazione immediata degli audit previsti e una programmazione sanitaria fondata sugli esiti, non sugli equilibri di potere.
«La sanità calabrese può e deve cambiare – conclude il dirigente Pd –. Continuare a nascondere i numeri è una scelta politica. Usarli per migliorare è l’unica strada credibile».

