L’opera realizzata dalla comunità parrocchiale, ispirata agli 800 anni del Cantico delle Creature, unisce spiritualità, simbolismo e impegno condiviso per raccontare la speranza all’uomo di oggi attraverso la figura di San Francesco d’Assisi
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Un presepe diverso dal solito, capace di parlare al presente attraverso un grande testimone di fede. È quello realizzato quest’anno nella parrocchia Santissima Trinità di Scalea, guidata da don Fiorino Imperio. L’opera è ispirata a San Francesco d’Assisi, per celebrare l’ottocentesimo anniversario della stesura del Cantico delle Creature.
Nel presepe, che sorge all’interno della chiesa di località Pantano, oltre agli storici personaggi, vi sono San Francesco, un lebbroso che viene curato,a simboleggiare il bisogno di cure, e due sultani a simboleggiare il potere.
Un anniversario importante
«Stiamo celebrando un anniversario importantissimo – spiega don Fiorino – gli 800 anni di un testo che è un capolavoro sotto molti aspetti: letterario, perché è uno dei primi testi in volgare della nostra lingua, e spirituale, perché racchiude una profondità straordinaria». Il Cantico, tuttavia, spesso viene letto in modo idealizzato. «Si potrebbe pensare a Francesco immerso in un momento di grande luce o di serenità – continua il parroco – ma in realtà stava vivendo una fase durissima della sua vita, segnata dalla sofferenza e dalla malattia».
Ed è proprio questo l’aspetto che rende il messaggio ancora più potente: «Nel buio della sua precarietà, Francesco riesce a trovare parole di luce. Questo ci dice che la luce brilla sempre nelle tenebre e che nessuno può spegnerla nell’animo umano». Un messaggio attualissimo, secondo don Fiorino: «Oggi abbiamo bisogno di testimoni di luce. Il buio è tanto, ma possiamo custodire la luce anche nel buio più profondo».
Linguaggio simbolico
San Francesco è quindi il protagonista del presepe, senza mai oscurare il centro della fede cristiana. «Non mette in ombra Gesù, ci mancherebbe – chiarisce il parroco – Francesco è passato alla storia come alter Christus. E il Vangelo è chiaro: chi accoglie lo Spirito del Signore può fare cose ancora più grandi». Da qui la scelta di un presepe che non sia solo tradizione, ma linguaggio simbolico capace di parlare all’uomo contemporaneo.
Il contributo dei parrocchiani
A realizzarlo è stato un gruppo parrocchiale guidato dall’entusiasmo e dalla costanza. A raccontarne la nascita è Pino Giachetta, uno dei volontari: «L’idea è nata cinque anni fa, insieme ad alcuni genitori dei bambini del catechismo. Eravamo in quattro all’inizio, su proposta di don Fiorino, con l’idea di creare un presepe in parrocchia».
Il primo anno il presepe era itinerante, poi lo hanno realizzato in chiesa, raccontando ogni volta, attraverso segni e simboli, un tema diverso. «Ogni anno il parroco ci propone un taglio nuovo – racconta Giachetta – e noi proviamo a tradurlo in immagini». Oggi il gruppo conta dodici persone attive. «Ci riuniamo a fine settembre e, sera dopo sera, tra lavoro e impegni quotidiani, e senza essere più dei ragazzotti, riusciamo a costruire questo presepe».
Un lavoro corale che diventa testimonianza concreta di comunità e di fede, e che trasforma il presepe in qualcosa di più di una semplice rappresentazione: un messaggio vivo, capace di illuminare anche il presente.

