Teorie complottiste a parte, il gioco inizia a farsi duro. L’ospedale della Sibaritide sembra essere finito al centro di dinamiche politico-sanitarie poco chiare, oscure, misteriose.

(Dovuta) Premessa

Come anticipato da LaC News24 l’ospedale non sarà concluso per la data prevista — ottobre 2026 — tant’è che la società concessionaria che lo sta costruendo, e lo gestirà per i prossimi 28 anni — la D’Agostino Costruzioni — pare sia pronta a chiedere una proroga al concedente, la Regione Calabria, anche a causa degli atti incendiari consumatisi nelle settimane e nei mesi scorsi. Probabilmente per quella data sarà conclusa una parte del polo sanitario che sta nascendo a Insiti, terra di mezzo tra Corigliano e Rossano, ma non sembrano esserci ormai più dubbi sulla dilatazione dei tempi di entrata effettiva in esercizio, anche perché pure le aree esterne da sistemare sono molto indietro rispetto alla tabella di marcia.

Depotenziamenti in atto?

In queste settimane — ed andiamo all’attualità — nelle riunioni tra le parti, Azienda sanitaria provinciale di Cosenza compresa, si sta discutendo di attrezzature e su chi compra cosa. Dubbi non di poco conto che se non dipanati prima, potrebbero trasformarsi in montagne troppo alte da scalare dopo. Un esempio? L’Asp di Cosenza acquisterà una parte della strumentazione necessaria, la D’Agostino l’altra: in una fase di gestione ambigua, in caso di avaria — e la sanità calabrese ci ha ormai abituati a inconvenienti perenni — chi interverrà? Quisquilie? Sarà.
In quelle stesse riunioni, ancora, è sparita dagli argomenti la Medicina Nucleare, prevista ma accantonata con una certa nonchalance. E questo — a quanto pare — perché andrebbe a ledere grandi interessi, questa volta politico-territoriali. Ecco che con gli appetiti sorti attorno alla nascita del nuovo ospedale/policlinico nell’area cosentina, per una certa politica sarebbe impensabile poter dotare la "periferia", Corigliano Rossano, la Sibaritide non solo della radioterapia, ma anche di un ciclotrone per la produzione di radiofarmaci destinati alla medicina nucleare, anche questo originariamente previsto, tant’è che è già stato realizzato un bunker apposito. Il macchinario, tra l’altro, è fondamentale per la produzione di isotopi radioattivi necessari per esami diagnostici come la Pet, riducendo la necessità di trasportare i radiofarmaci a lunga distanza, con l’obiettivo di fornire un servizio avanzato per il trattamento di patologie oncologiche e altre malattie.
Quale sarebbe, quindi, il problema? Semplice. Uno: sottrarre a Cosenza almeno metà bacino d’utenza provinciale. Due: si può dotare l’ospedale di Corigliano Rossano — sulla carta il più moderno d’Italia semplicemente perché è il primo ad essere realizzato nell’era postpandemica — di un macchinario che non c’è in nessun altro nosocomio calabrese, hub di Cosenza, Reggio e Catanzaro compresi? Al lettore la risposta, come direbbero i telecronisti bravi che analizzano un calcio di rigore al Var.
Cancellare con un colpo di spugna la Medicina Nucleare dall’ospedale della Sibaritite significherebbe mantenere lo status quo, non alterare gli equilibri e — simbolicamente — tenere a bada i ribelli, ma anche depotenziare di molto le ambizioni di ospedale comunque tecnologicamente all’avanguardia e smart che ha tutte le ambizioni di essere elevato ad Hub come meriterebbe il nordest calabrese.

Cosa dicono i documenti ufficiali

Intanto, era già tutto previsto. Nel contratto di concessione per la progettazione, costruzione e gestione dei servizi non sanitari del nuovo ospedale della Sibaritide, con tanto di approvazione del piano economico-finanziario di riequilibrio e dello schema di contratto aggiuntivo, predisposto dal Settore edilizia sanitaria ed investimenti tecnologici del Dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria, l’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza ha reso il parere sugli elaborati della variante, evidenziando che «riguardo alla richiesta di previsione di un’Unità di Medicina Nucleare, si evidenzia la coerente previsione dell’area destinata alla diagnostica, al netto delle specifiche in ordine alla tipologia di sistema, se Pet-Tc e/o Pet-Rm».
Nel medesimo documento, sempre in relazione alla Medicina Nucleare, si legge che «per completare il percorso cardiologico con la possibilità di operare la scintigrafia del cuore, su richiesta dell’Asp di Cosenza, è stata effettuata la predisposizione di un servizio di Medicina Nucleare; ai fini della protezione contro la radioattività, della sicurezza da sorgenti nucleari e della corretta valutazione degli scarichi delle zone calde; il servizio è previsto al piano seminterrato del corpo "C" con accesso dal medesimo ingresso del centro trasfusionale; è stata prevista la presenza di una Gamma-Camera e la possibilità di implementare una Tac-Spect e una Pet nei medesimi locali».

Semplice complottismo?

Arriviamo al dunque. Tutta questa storia — in teoria — potrebbe essere degna di un'ennesima puntata delle gesta di James Bond e quindi sembrare l’interpretazione di un piano occulto orchestrato ad hoc. Al lettore, però, lasciamo le conclusioni, se è vero com’è vero che la spesa è stata prevista, che la predisposizione ed il bunker sono già stati realizzati ed il tema Medicina Nucleare è sparito magicamente dal tavolo senza alcuna apparente motivazione.