La carezza dell’arcivescovo Giovanni Checchinato a Padre Fedele Bisceglia, all’ingresso del cimitero di Cosenza, manifesta lo spirito di riconciliazione della giornata di commemorazione dei defunti. Un saluto affettuoso non passato inosservato, quello del presule cosentino rivolto al francescano certamente più famoso della città, probabilmente tra i più famosi d’Italia. Nel bene e nel male. Per il suo impegno verso gli ultimi, le trasferte in Africa, la fondazione dell’Oasi di Via Romualdo Montagna dove disagiati e diseredati hanno trovato accoglienza, un tetto, un pasto caldo. Per le sue folkloristiche apparizioni sugli spalti del San Vito oggi intitolato a Gigi Marulla, insieme alla tifoseria dei gruppi ultrà. Per la sua esperienza da assessore di Palazzo dei Bruzi.

Per le vicende scandalose, scandalose in tutti i sensi, che gli sono costate una ingiusta condanna per violenza sessuale, infamante accusa da cui poi è stato prosciolto dopo un calvario giudiziario lungo quindici anni. Tra le conseguenze di quella drammatica esperienza, la sospensione a divinis che ancora oggi impedisce a Fedele Bisceglia di officiare la messa nella diocesi cosentina. Anche se espulso dall’ordine francescano lui continua ad indossare il saio e a dedicarsi ai poveri, con costanti iniziative di raccolta di fondi, abbigliamento ed altri generi di prima necessità da distribuire ai meno abbienti. Riabilitato dallo Stato, non dalla Chiesa, a 86 anni non ha perso la speranza di poter tornare a celebrare i santi misteri nella sua città. Il suo ultimo desiderio prima di lasciare la sua esistenza terrena e ricongiungersi con il Signore. 

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