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Nel mondo di sotto di Longobucco, la galena argentifera (70% piombo, 0,0751 argento) faceva gola già ai Sibariti, Crotoniati e Romani che la fondevano per ricavarne monete. Adesso il mondo ha Donald Trump al comando che spera di allargare i suoi confini per incamerare più potere e più ricchezze. Le assurde mire del presidente Usa sulla Groenlandia, partono proprio dalle ghiotte riserve del Paese danese che ha un sottosuolo pieno di gas, petrolio e oro. L’unica carta che Zelensky ha in mano per giocarsi la partita con la Russia, è proprio quella delle Terre Rare, che nascondono in Ucraina grandi quantità soprattutto di litio, necessario per costruire componenti elettronici. Ma l’occhio del vecchio presidente, non è detto che non si estenda altrove nel suo compulsivo rastrellamento di risorse, e il Belpaese non è certo escluso dal mirino.
L’Italia è un Paese ricco di tesori sotterranei, così come la Calabria. Dell’argento di Longobucco (quella che probabilmente si identifica con la città di Themesen, l’antico centro urbano di cui parla Omero nell’Odissea) si sono adornati papi e cardinali fino al terremoto del 1783 che devastò la valle d’argento. Ma una grotta carsica ha anche rivelato un giacimento di altre risorse preziose: il tungsteno, ad esempio, e l’oro. Il tungsteno (di cui la Cina esporta i 2/3 del totale mondiale) ha il punto di fusione più alto di tutti i metalli ed è usato nei filamenti di bulbi di lampade incandescenti, ed anche per contatti elettrici e elettrodi ad arco. Secondo l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) a queste latitudini ce ne sarebbe in abbondanza.
Generose quantità di rame si trovano invece tra Reggio Calabria e Cosenza. Emilio Cortese, che nel 1886 era l’ingegnere responsabile del Corpo Reale delle miniere d’Italia, scrisse: «Trovate, poco a Sud di Reggio, le vestigia di una fonderia di rame… furono scoperte delle gallerie strettissime, capaci di dar passaggio ad un suolo uomo, scavate a scalpello. In esse si trova del carbonato di rame verde, depositato da acque che vengono dal di sotto dei sovrastanti terrazzi dell’Aspromonte; il deposito e le gallerie sono identici a quelli trovati a Caserme (Kasern) nella Valle Aurina dell’Alto Adice, che scende dalla Vetta d’Italia, e le gallerie sono, certo, della stessa epoca».