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ACHERUNTIA | L’architetto e l’imprenditore: «Da Gencarelli nessun tono minaccioso»

Stamattina si è tenuta una nuova udienza del processo “Acheruntia” che deve accertare se Angelo Gencarelli, Giuseppe Perri e Gianpaolo Ferraro abbiano costituito ad Acri una cellula ‘ndranghetistica della più nota cosca “Lanzino” di Cosenza. Nel corso dell’udienza sono stati sentiti due testimoni: l’architetto Annunziata Ranaldi, dirigente comunale, e l’imprenditore Carmine Pedace, la cui posizione

ACHERUNTIA | L’architetto e l’imprenditore: «Da Gencarelli nessun tono minaccioso»

Stamattina si è tenuta una nuova udienza del processo “Acheruntia” che deve accertare se Angelo Gencarelli, Giuseppe Perri e Gianpaolo Ferraro abbiano costituito ad Acri una cellula ‘ndranghetistica della più nota cosca “Lanzino” di Cosenza. Nel corso dell’udienza sono stati sentiti due testimoni: l’architetto Annunziata Ranaldi, dirigente comunale, e l’imprenditore Carmine Pedace, la cui posizione era stata stralciata in precedenza e poi archiviata. 

Il tribunale di Cosenza in composizione collegale, presieduto dal presidente Enrico Di Dedda, si è soffermato su tre capi d’accusa: il 25, il 29bis e il 29ter. Il pm Pierpaolo Bruni, rappresentante della pubblica accusa, ha sentito la Ranaldi che secondo la Dda di Catanzaro sarebbe stata costretta da Angelo Gencarelli a rilasciare il 26 ottobre 2011 a favore della ditta “La Fungaia” di Gabriela Molinaro l’autorizzazione alla raccolta piante spezzate a causa delle intemperie giacenti in località Galluzzo di Acri, gestita di fatto – secondo i carabinieri di Rende – da Salvatore Gencarelli «e di cui era socio occulti Angelo Gencarelli».

Durante la deposizione è emerso che l’ex consigliere comunale abbia più volte insistito con il dirigente comunale «ma non mi ha mai minacciato». Stesso leit motiv anche per il secondo capo d’accusa. In questo caso la pubblica accusa ritiene che Angelo Gencarelli in concorso con l’ex sindaco di Acri Luigi Maiorano (la cui posizione è al vaglio dell’udienza preliminare che si terrà lunedì prossimo) avrebbero abusato delle rispettive cariche – consigliere comunale e, come detto, primo cittadino – costringendo l’architetto Ranaldi, responsabile del settore 2 del Comune di Acri a rilasciare il 3 aprile del 2013 a favore dell’azienda agricola di Antonio Gencarelli – succeduta dal punto di vista societario e organizzativo alla ditta “La Fungaia” – la stessa autorizzazione menzionata nel primo capo d’imputazione. Anche in questo caso il testimone ha dichiarato di non aver mai ricevuto minacce di tipo mafioso da Angelo Gencarelli, ma solo di averlo visto con insistenza più volte al fine di sbloccare questo tipo di autorizzazione.

Secondo e ultimo teste di giornata l’ex indagato Carmine Pedace che per la Dda di Catanzaro avrebbe consegnato 5mila euro ad Angelo Gencarelli, in qualità di consigliere comunale, al fine di farsi assegnare i lavori di pulitura del fiume Mucone. Lavori che tuttavia il teste ha dichiarato di non aver mai preso. Nella precedente udienza era anche emerso che in realtà non vi erano gare d’appalto, ma soltanto manifestazioni di interesse di aziende che partecipavano solo se avevano i giusti requisiti. 

Inoltre Pedace ha spiegato anche la questione relativa ai lavori in subappalto all’impresa boschiva di Salvatore Gencarelli: «Io mi occupavo di altro, per cui stipulammo un contratto con il quale Gencarelli mi dava un anticipo di 5mila euro che ho restituito nel momento in cui i lavori non sono stati fatti».

Infine l’avvocato Antonio Quintieri, difensore di Angelo Gencarelli insieme al collega Matteo Cristiani, ha chiesto se al testimone se fosse a conoscenza del fatto che l’ex consigliere comunale era un soggetto legato alla criminalità organizzata: «Mai sentita una cosa del genere» e alla domanda del legale se avesse partecipato prima degli arresti a momenti conviviali con lo stesso Gencarelli ha risposto che «è capitato più volte di uscire a cena con Angelo e altre persone». 

Al termine dell’udienza gli avvocati difensori di Angelo Gencarelli hanno chiesto gli arresti domiciliari per il loro assistito. Richiesta non condivisa dal pm Bruni che ha specificato come l’istituto penitenziario in cui è ristretto l’imputato sia dotato di strutture mediche capaci di intervenire per risolvere eventuali patologie. Il presidente Di Dedda si è riservato.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 9 marzo. Il collegio difensivo è composto anche dagli avvocati Lucio Esbardo, Luca Acciardi, Marcello Manna e Giuseppe Manna. (Antonio Alizzi)

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