“ACHERUNTIA” | Viteritti accusa Angelo Gencarelli. Ad aprile in aula il pentito Franco Pino e l’ex assessore regionale Michele Trematerra
Il grande accusatore di Angelo Gencarelli, Umile Viteritti, questa mattina ha confermato quanto dichiarato in fase di indagine preliminare. E’ la prima volta che un testimone sentito dai carabinieri di Rende e dal pm Pierpaolo Bruni non va in contrasto, secondo l’accusa, con le dichiarazioni rese nella prima parte dell’inchiesta. Finora tutti i testi avevano
Il grande accusatore di Angelo Gencarelli, Umile Viteritti, questa mattina ha confermato quanto dichiarato in fase di indagine preliminare. E’ la prima volta che un testimone sentito dai carabinieri di Rende e dal pm Pierpaolo Bruni non va in contrasto, secondo l’accusa, con le dichiarazioni rese nella prima parte dell’inchiesta. Finora tutti i testi avevano escluso che l’ex consigliere comunale avesse un ruolo nella criminalità organizzata. Oggi, invece, le cose sono andate in un altro modo.
Secondo la Dda di Catanzaro, Gencarelli avrebbe tentato di costringere Viteritti al pagamento di somme di denaro non dovute in relazione ai lavori sul fiume Mucone. L’imputato, accusato anche di associazione mafiosa, avrebbe esercitato pressioni sull’imprenditore di Acri che a sua volta si sarebbe rifiutato di pagare una percentuale in favore di Gencarelli per ottenere i medesimi lavori.
Nel caso in questione, i carabinieri hanno ricostruito, attraverso le propalazioni di Viteritti, una serie di appalti pubblici assegnati nel 2010 per la pulizia del “Mucone”, unitamente a Luigino Terranova e Carmine Pedace.
Il teste si aggiudicò in subappalto da Terranova l’esecuzione dei lavori del secondo lotto di pulitura del fiume. Sentito in udienza, Terranova aveva dichiarato che i rapporti con Viteritti erano precipitati quando si accorse che «mi rubava la legna».
La tentata concussione si sarebbe concretezza, a dire dell’accusa, quando nell’aprile del 2010 Angelo Gencarelli avrebbe prospettato a Viteritti la possibilità di acquisire da lì in poi la gran parte degli appalti pubblici del settore, in cambio del pagamento di una percentuale sul valore dell’appalto o il pagamento di ore lavorative fittiziamente registrate e mai effettuate.
Viteritti avrebbe rifiutato la proposta e da quel momento in poi Gencarelli avrebbe tramato alle sue spalle per evitare che continuasse a lavorare con il Comune di Acri. Glielo avrebbe confermato anche l’ingegnere Feraudo, capo dell’ufficio tecnico che sarà sentito dalla difesa di Gencarelli nelle prossime udienze. Sempre in questa direzione, aggiungiamo che Viteritti ha confermato che fu il capo della squadra del gruppo di lavoro di Serricella, «Salvatore detto “il biondo”» a riferirgli che «Feraudo su minaccia di Angelo Gencarelli non avrebbe potuto assegnarmi alcun lavoro».
Secondo Viteritti, costituitosi parte civile attraverso l’avvocato Giuliana Ricioppo, i lavori del terzo lotto gli sarebbero spettati di diritto secondo la logica dell’ordine cronologico: le domande in tutto erano cinque e lui era il terzo della lista ma la difesa ha fatto notare nel controesame che non vi era alcuna delibera che attestasse ciò. Inoltre è riemerso la questione legata a Carmine Pedace che in aula ha detto di essersi appellato al Consiglio di Stato per i lavori suddetti.
Viteritti, inoltre, ha dichiarato di essere a conoscenza che in città girava la voce che Gencarelli fosse un elemento pericoloso in quanto vicino ad ambienti criminali.
La difesa di Gencarelli, oggi rappresentato in udienza dall’avvocato Matteo Cristiani anche in sostituzione dell’avvocato Antonio Quintieri, ha fatto emergere che per quanto riguarda i lavori del secondo lotto non vi fu alcun rapporto tra Viteritti e l’amministrazione comunale e che per quelli inerenti al terzo lotto il testimone era convinto che dovessero essere assegnati a lui ma non risulta da nessun atto comunale quanto sostenuto in udienza.
Nella prossima udienza, fissata per il prossimo 11 aprile, il pubblico ministero Pierpaolo Bruni sentirà in videoconferenza il collaboratore di giustizia Franco Pino e i co-imputati Michele Trematerra, ex assessore regionale, da poco rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale, e Luigi Maiorano, ex sindaco di Acri.
In particolare, l’ex boss di Cosenza nel 1995 dichiarò che un certo «Angiuluzzu di Acri» avrebbe fatto parte della ’ndrangheta cosentina. Tale «Angiuluzzu», riferì Pino, «guidava i pullman» e nel corso dell’inchiesta i carabinieri hanno accertato che Gencarelli all’epoca svolgeva quel tipo di lavoro. Tuttavia, dal 1995 ad oggi, ovvero fino al momento dell’ordinanza cautelare “Acheruntia”, Angelo Gencarelli non è mai stato al centro di processi di mafia né altri collaboratori di giustizia dell’epoca lo menzionarono nei verbali resi davanti alla Dda di Catanzaro. Franco Pino, dunque, dovrà chiarire a chi si riferiva. (Antonio Alizzi)