Longobucco, arrestato maresciallo dei carabinieri forestali per associazione mafiosa
A Longobucco lo conoscono tutti e da questa sera il suo nome sta facendo il giro delle redazioni giornalistiche dopo la notizia del suo arresto per associazione mafiosa. Parliamo del comandante della stazione carabinieri forestali di Longobucco, cuore della Sila cosentina, arrestato stanotte alle 4 dalla Dda di Catanzaro. Si tratta di Carmine Greco, meglio
A Longobucco lo conoscono tutti e da questa sera il suo nome sta facendo il giro delle redazioni giornalistiche dopo la notizia del suo arresto per associazione mafiosa. Parliamo del comandante della stazione carabinieri forestali di Longobucco, cuore della Sila cosentina, arrestato stanotte alle 4 dalla Dda di Catanzaro.
Si tratta di Carmine Greco, meglio conosciuto come “Carminuzzo”, ex consulente del ministro dell’Ambiente Corrado Clini nel 2012 e poi nel 2014 del ministro Gian Luca Galletti, il quale avrebbe favorito gli imprenditori amici della ‘ndrangheta di Cirò Marina e avrebbe messo in mezzo una dirigente di Calabria Verde che avrebbe ricevuto una tangente di 20mila euro da Antonio Spadafora. E fu proprio Carmine Greco, come si evince dalle carte dell’inchiesta della procura di Castrovillari, a fermare la donna con la somma di denaro custodita nella borsa. Insomma, una perquisizione a botta sicura. E dietro a questo atteggiamento, complesso quanto criminale, c’era proprio il maresciallo dei carabinieri forestali. E fu sempre Carmine Greco ad accogliere la dirigente di Luzzi in caserma, dove quest’ultima si sarebbe giustificata alla notizia dell’arresto di Antonio Spadafora.
Sarebbe stato lui a mandare il messaggio ad Antonietta Caruso, per conto di Antonio Spadafora, scrivendo di essere deluso del fatto che nonostante la somma di 20mila euro, i lavori non si erano sbloccati. Lavori, guarda caso, nel settore boschivo.
A fare il suo nome, come militare “infedele”, era stato anche il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, ieri condannato a oltre 18 anni di carcere nell’ambito del processo “Six Towns”. Il pentito aveva spiegato ai magistrati della Dda di Catanzaro che quel carabiniere forestale, Carmine Greco, era in realtà un uomo al soldo delle cosche. Tanto da “aggiustare” un verbale in caserma, tutelando “l’amico” Antonio Spadafora, uno dei tanti indizi a suo carico, che hanno convinto i magistrati antimafia ad arrestarlo. (a. a.)