giovedì,Marzo 28 2024

Omicidio Bruni, Impieri: «Lamanna temeva di essere ucciso se non avesse ammazzato Luca»

I vari processi per l’omicidio di Luca Bruni, finora, hanno acclarato che ad ucciderlo furono Adolfo Foggetti (che fece trovare il corpo in una collina di Castrolibero) e Daniele Lamanna, mentre Franco Bruzzese e Maurizio Rango ne decretarono la morte.  I primi due sono stati condannati quali esecutori materiali del delitto di mafia, mentre l’ex

Omicidio Bruni, Impieri: «Lamanna temeva di essere ucciso se non avesse ammazzato Luca»

I vari processi per l’omicidio di Luca Bruni, finora, hanno acclarato che ad ucciderlo furono Adolfo Foggetti (che fece trovare il corpo in una collina di Castrolibero) e Daniele Lamanna, mentre Franco Bruzzese e Maurizio Rango ne decretarono la morte. 

I primi due sono stati condannati quali esecutori materiali del delitto di mafia, mentre l’ex capo società e Rango sono stati condannati in qualità di mandanti e organizzatori dell’assassinio. Nel caso di Bruzzese, parliamo di un imputato reo confesso, mentre Rango è stato condannato all’ergastolo sia in primo che in secondo grado.

Ma non è finita qui. A Cosenza si sta celebrando il processo a Francesco Patitucci e Roberto Porcaro, accusati dalla Dda di Catanzaro di aver partecipato alle riunioni per sancire la fine dell’ultimo boss dei “Bruni” Bella Bella. Non sono approdate a processo le posizioni di Ettore Lanzino, Umberto Di Puppo e Alberto Superbo, ai quali prima il gip e poi il Riesame non hanno applicato la misura cautelare per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza.

Di recente, la Dda di Catanzaro ha depositato un verbale di Luciano Impieri, nel quale l’ex partecipe della presunta cosca “Rango-zingari”, racconta quanto sa, de relato, dell’omicidio di Luca Bruni.

«Con riferimento all’omicidio di Luca Bruni, io avevo saputo che c’erano delle cose che non andavano per quanto riguardava i soldi da dividere tra gli appartenenti al clan; in particolare a lamentarsi era Franco Bruzzese che voleva allontanare i Bruni, diceva che la colpa era del fratello Giovanni e dei Lamanna che li avevano voluti avvicinare. In carcere non sapevo nulla, poi in una occasione, a Pasqua a Dipignano» Daniele Lamanna, dice Impieri, «mi disse qualcosa, sulle scale del cortile, ma io non facevo domande, dice che lui stava male per quello che era successo a Luca Bruni, e che aveva dovuto farlo lui per evitare di fare la sua fine. Mi disse che nelle riunioni ne avevano parlato tutti i grandi, tra cui Francesco Patitucci, Ettore Lanzino, Maurizio Rango, Umberto Di Puppo e Franco Presta», quest’ultimo mai entrato nei vari procedimenti penali che riguardano l’assassinio di Luca Bruni. «Dicevano che Luca Bruni e il fratello volevano fare i collaboratori di giustizia». E ancora: «Qualcuno altro recentemente mi ha fatto anche il nome di Roberto Porcaro, ma Daniele Lamanna non mi disse nulla in proposito».

Nel verbale in questione, Impieri spiega ai magistrati della Dda di Catanzaro e ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Cosenza, che «Maurizio Rango era andato in contrasto con Daniele Lamanna, anche per alcune estorsioni e perché pensava che si drogava e se la poteva cantare sull’omicidio di Luca Bruni». In uno dei discorsi che Rango avrebbe fatto ad Impieri, il capo della presunta cosca disse che «“o si ammazza Lamanna Daniele” oppure, dato che loro si fidavano di me, Ettore Sottile disse testualmente “andiamo io e te di notte a spostarlo da dove è sotterrato”».

E sul punto, Rango e Sottile, a dire di Impieri, ebbero una discussione per il fatto che il segnale lasciato nella zona in cui fu sepolto Bruni non c’era più a causa del vento che lo aveva evidentemente spostato. Impieri dice che Sottile avrebbe aggiunto: «Maurì, ci sono stato tutta la notte, avevo lasciato un piccolo segnale ma deve essere caduto per il vento, non c’era più. Ho girato ma non l’ho trovato, devi venire pure tu!”». Impieri, quindi, sarebbe dovuto andare a spostare il cadavere ma riferì a Rango di avere la libertà vigilata. «Rango rispose che era una cosa urgente e si doveva fare, potevo rischiare di non essere trovato a casa (2/continua)». (Antonio Alizzi)

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