martedì,Febbraio 18 2025

Calabria tra speranza e timori, le parole della Santelli

«Sono convinta che in Calabria riusciremo a contenere il virus. E dopo ogni crisi arriva la rinascita». Ha scelto parole di speranza Jole Santelli nel suo primo intervento in Consiglio regionale. Ma non ha nascosto i tanti problemi che si stanno affrontando per bloccare i contagi e il timore per un futuro in cui sarà

Calabria tra speranza e timori, le parole della Santelli

«Sono convinta che in Calabria riusciremo a contenere il virus. E dopo ogni crisi arriva la rinascita». Ha scelto parole di speranza Jole Santelli nel suo primo intervento in Consiglio regionale. Ma non ha nascosto i tanti problemi che si stanno affrontando per bloccare i contagi e il timore per un futuro in cui sarà necessario che lo Stato dia un importante contributo per sostenere una regione troppo spesso penalizzata in passato e, purtroppo, anche in queste settimane.
Vicinanza alle vittime e al personale in prima linea, ma anche sorrisi, parecchi colpi di tosse – «esofagea», ha precisato per tranquillizzare i presenti – e tanti numeri quelli sciorinati dalla vincitrice delle ultime elezioni nella sua relazione, arrivata dopo il fiume di interventi dei consiglieri.
Non è certo una matassa facile da sbrogliare questa del coronavirus, ma la presidente della Regione ha provato almeno a chiarire cosa stia accadendo in una Calabria in cui commissariamenti per mafia, piani di rientro, decreti governativi, ordinanze regionali e sindacali rendono sempre più difficile capirci qualcosa.

La Sanità, e non da ora, è «al collasso, ma è così in tutto il mondo adesso». E le cure scelte dal Governo in questi anni «invece di guarirlo, hanno ammazzato il paziente», la metafora usata da Santelli per spiegare i danni subiti dalla Calabria fino ad oggi.
Non c’è solo il problema di avere «mille teste» a gestire l’emergenza, tra commissari, ministeri e amministratori locali. Quello, anzi, sembrerebbe il male minore in questa fase. La governatrice ha elogiato, infatti, il supporto ricevuto dal commissario Cotticelli: «È attento e disponibile, non latitante». E ha speso parole di ringraziamento anche per i ministri che hanno supportato coi loro decreti la sua ordinanza di “chiusura della Calabria”, altrimenti «oltre i limiti» che la Costituzione imporrebbe alle amministazioni regionali.
La situazione, però, non è certo tutta rose e fiori. Di errori Roma e i colleghi delle Regioni settentrionali ne hanno commessi parecchi e a pagarne le conseguenze ora sono i cittadini calabresi. Lo sbaglio principale è stato chiudere all’improvviso le zone rosse scatenando l’esodo incontrollato verso Sud. Un dramma che ha causato i 351 – al momento in cui si discuteva in aula – casi di contagio, «nessuno dei quali è autoctono».

I posti letto disponibili in Calabria aumentano

Restiamo ai numeri. La governatrice ha spiegato che al momento in Calabria sono disponibili 138 posti di Terapia intensiva «completi», quelli, cioè, dotati di ventilatori polmonari «recuperati in tutto il territorio». Non 145 come sostengono da Roma, ma comunque più dei 105 di partenza. L’obiettivo adesso è di averne al più presto 219, ma servirà attendere l’arrivo dei ventilatori (già acquistati) ma ancora mancanti. Poi, di aumentare la disponibilità fino a 300, «ma si deve procedere gradualmente». Non è chiaro se nel numero siano compresi o meno gli 80 di Terapia intensiva e sub intensiva dell’ospedale da campo che la Protezione civile ha offerto alla Calabria e che non comporterà ulteriori spese per il blancio regionale. Quanto a quelli in Malattie infettive, sono 146, ai quali aggiungere i 73 di Pneumologia (si punta ad arrivare a 100).

Mascherine e tamponi: scontro fratricida tra Nord e Sud

Ma oltre ai ventilatori servono i dispositivi di protezione individuali, soprattutto per evitare che il contagio si diffonda tra chi lavora negli ospedali. «Appena ci arrivano ne distribuiamo il 90% agli operatori sanitari e il 10% alla Protezione civile», ha spiegato Santelli. Ma anche qui i problemi non mancano: «Ci avevano promesso 23mila mascherine ffp2 due giorni fa, ci sono arrivate 26mila bandane», ha tuonato, chiedendo ai consiglieri di inserire prima possibile un ordine del giorno per pretendere dal Governo più Dpi per il Sud.

Quanto ai tamponi a tappeto – magari quelli “veloci”, come ipotizzato da Baldo Esposito – invocati a più riprese negli interventi che hanno preceduto la sua relazione, Santelli è stata chiara. Si seguono le direttive dell’Iss, quindi i test saranno riservati solo a chi è entrato in contatto con i positivi. Niente metodi alternativi come quelli proposti da Esposito, dunque. Anche perché l’Istituto superiore di Sanità ha dichiarato che nell’80% dei casi sono emersi falsi negativi utilizzandoli. Si rischierebbe, insomma, di lasciar circolare un contagiato dicendogli che è sano, alimentando nuovi focolai.
Il difficile sarà acquistare quelli “classici”: «Il mercato è saturo e quelli in produzione sono tutti già prenotati dalla Lombardia e dal Veneto».

Hub, Spoke, esercito e un futuro da evitare per la Calabria

In ogni caso, la strategia della Regione rimarrà uguale per quel che riguarda gli ospedali. Per curare i malati di coronavirus si punterà finché possibile solo sui tre Hub (Annunziata, Pugliese, Riuniti), «già dotati di palazzine Covid». E si eviterà di coinvolgere fino all’ultimo gli Spoke disseminati in Calabria. Meglio non ripetere errori come quello commesso col Ferrari di Castrovillari, individuato inizialmente dall’Asp e bocciato dal Dipartimento Salute nel giro di sette giorni per l’inadeguatezza della struttura ad affrontare un’emergenza sanitaria simile. A supportare i tre Hub arriverà il Mater Domini di Germaneto, «dove sono in corso i lavori di adeguamento». Nel frattempo la Regione ha fatto partire i bandi per aumentare i medici e paramedici impegnati sul campo.

Santelli ha chiarito poi di aver richiesto l’intervento dell’esercito in Calabria, ma non per militarizzare il territorio. La sua intenzione era, invece, di supportare le esigue forze dell’ordine e i sindaci nel circoscrivere i focolai di contagio, «perché bastano 6-7 casi in un comune perché si renda necessario disporne la chiusura totale».
Ma di richieste allo Stato dovranno arrivarne ancora, passata la tempesta. Il coronavirus diventerà un brutto ricordo – «Anche perché le persone sono molto più attente di me», ha provato a ironizzare Santelli dopo le polemiche sul video della sua visita all’ospedale di Catanzaro dei giorni scorsi – ma ci sarà un’economia già in ginocchio da risollevare.
E se «col ministro Provenzano si sta lavorando all’utilizzo dei finanziamenti Ue per affrontare l’emergenza attuale», non bisogna dimenticare che le risorse citate sono fondi aggiuntivi. Ossia, che anche il Governo dovrà aprire le casse per aiutare la Calabria, senza fare figli e figliastri. «Voglio capire – ha concluso Santelli – cosa farà lo Stato. Il rischio è che usi le sue risorse e le altre promesse da Bruxelles privilegiando il Nord come già accaduto, non possiamo permetterlo».

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