Bare da tumulare, anche Spadafora vuole discuterne
Dopo la denuncia di Marco Ambrogio, anche un altro membro della sala Catera chiede che nel prossimo consiglio comunale di Cosenza si parli delle bare ancora da tumulare nel cimitero cittadino. Si tratta di Gisberto Spadafora, che si unisce alla richiesta del collega nella speranza che il problema sia affrontato e risolto al più presto.
Dopo la denuncia di Marco Ambrogio, anche un altro membro della sala Catera chiede che nel prossimo consiglio comunale di Cosenza si parli delle bare ancora da tumulare nel cimitero cittadino. Si tratta di Gisberto Spadafora, che si unisce alla richiesta del collega nella speranza che il problema sia affrontato e risolto al più presto. L’esponente della maggioranza ricorda come siano ancora ottanta le salme in attesa della sepoltura a colle Mussano. E che purtroppo non è la prima volta che accade una cosa del genere, bensì «un’emergenza a distanza di tempo che purtroppo si ripropone nuovamente nel cimitero comunale». Stavolta, se possibile, la cosa però è ancora più grave e bisogna trovare una soluzione prima possibile. Non c’è solo – spiega Spadafora – «lo spettacolo poco edificante: le bare accatastate potrebbero generare anche un problema igienico sanitario, ed in questo particolare momento non sarebbe proprio il caso».
La soluzione, secondo il consigliere, si potrebbe trovareabbastanza in fretta. C’è infatti, ricorda, «un progetto definitivo riguardante una recinzione attrezzata del cimitero che consentirebbe la realizzazione di centinaia di loculi». La Giunta lo ha approvato nell’ottobre scorso e ad oggi manca soltanto la relazione geologica. Bisogna effettuarla, però, perché «consentirebbe il deposito del progetto esecutivo per la conseguente costruzione di nuovi loculi in tempi rapidi». E di bare in attesa di tumulazione, almeno per un po’, non se ne vedrebbero più. L’opera – sostiene Spadafora – «per l’amministrazione comunale sarebbe praticamente a costo zero, perché i costi di realizzazione verrebbero facilmente ammortizzati».