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È il 27 ottobre del 2014. Insieme ai giornalisti al Sanvitino ci sono una quarantina di tifosi, lo zoccolo duro della Curva Sud. È stato appena esonerato Roberto Cappellacci. L’allenatore in seconda Marco Ianni, che l’anno scorso faceva il collaboratore di Sarri alla Juventus, e il preparatore atletico Oscar Piergallini sono passati a ritirare le loro cose. Quando arriva la squadra, il confronto coi tifosi è durissimo. Anche perché, di lì a breve, si giocherà contro la Reggina in Coppa Italia. A placare gli animi è Stefano De Angelis, tecnico della Berretti, al quale è stata affidata la squadra ad interim e che sarà sulla panchina dei Lupi contro gli amaranto. I nomi per sostituire Roberto Cappellacci sono due. Mauro Meluso vorrebbe portare Carlo Sabatini, Eugenio Guarascio decide per Giorgio Roselli. Poco meno di sei mesi dopo, il 22 aprile 2015, sarà proprio lui ad alzare, da allenatore, la Coppa Italia di Lega Pro. La Coppa Italia del Cosenza resta il primo e finora unico trofeo nazionale vinto da una squadra calabrese.
Il Cosenza inizia a vincere
Il 28 ottobre mattina, con un comunicato, viene ufficializzato l’ingaggio di Giorgio Roselli. Ex centrocampista che ha esordito in Serie A con l’Inter, coi nerazzurri ha anche vinto una Coppa Italia, trofeo che evidentemente ha nel destino. Smessi i tacchetti nel 1992, dopo quasi trent’anni di carriera, passa dal campo alla panchina. Quando arriva a Cosenza viene accolto tiepidamente. La sera dopo, con Roselli sugli spalti e De Angelis allenatore, il Cosenza affronta la Reggina in Coppa, sfida tostissima. I Lupi passano ai rigori. Se in campionato i risultati sono positivi ma altalenanti, in Coppa il Cosenza affronta e sconfigge la Salernitana, 1-0, con gol dell’altro De Angelis, Gianluca, che sarà capocannoniere della competizione. I Lupi sono ai quarti di finale, ma il torneo riprenderà soltanto a gennaio. Quindi c’è il tempo per una piccola digressione.
La Coppa Italia del Cosenza iniziò a Catanzaro…
Il primo turno della competizione si è giocato a Catanzaro, dove il Cosenza non vince dal 19 marzo 1950. L’allenatore è ancora Cappellacci, che comunque è già in bilico. I giallorossi passano in vantaggio con Morosini, poi però De Angelis e Sassano confezionano pareggio e doppietta per la vittoria. I tifosi rossoblù al “Ceravolo” non sono molti, ma devono in qualche modo mettere questo momento storico sulla mappa. Inventano una specie di trenino di capodanno che sarà, nel corso degli anni a venire, il leitmotiv principale di tutti gli sfottò dei bruzi ai giallorossi. Torniamo all’attualità.
Il cammino per alzare il trofeo
Si va a Castellamare di Stabia, in una giornata che vede Cosenza innevata, tanto che la partenza degli uomini di Roselli era stata messa in dubbio. Davanti a 500 spettatori, pubblico delle grandissime occasioni, la partita è di una bruttezza impressionante. Saracco, che è diventato il portiere di Coppa, fa una sola parata, un bloccaggio a terra di difficoltà risibile. Al 75’ entra Elio Calderini, arrivato in riva al Crati l’anno prima. Ciuffo biondo, tinto, estro e sregolatezza, Roselli non è che lo veda tanto. Però, intanto, al 76’ Elio recupera un pallone perso da Burrai e serve De Angelis, ancora lui, che segna l’1-0. La partita finisce così e il Cosenza è in semifinale, dove ci sarà il Pontedera. Contro i toscani si gioca l’11 febbraio, a quattro giorni dal derby di ritorno col Catanzaro. La partita, tosta, giocata metro su metro, finisce 1-0, gran gol di Criaco che spedisce il pallone di controbalzo alle spalle del portiere avversario. Ma la vittoria passa sotto silenzio, perché sugli spalti si alza il coro: «A Catanzaro, vinciamo a Catanzaro». A Catanzaro, però… Si perde 1-0. E quando si perde il derby, l’umore tende a scendere. Molto.
Si va in finale
Alla ripresa degli allenamenti i tifosi contestano la squadra per la sconfitta contro gli odiati rivali. Il Cosenza è a terra e la zona playout non è neanche molto distante. Ora c’è la Reggina, in campionato, poi si vola a Pontedera. Come nel celebre discorso di Al Pacino in Ogni maledetta domenica, o si cade tutti insieme o ci si rialza tutti insieme. E il branco si rialza: 2-0 agli amaranto e 1-1 contro i pisani. I Lupi sono in finale, doppio scontro col Como, la prima si gioca in riva al lago di Manzoni. I lombardi non sono, sulla carta, un avversario facile. In panchina hanno quel Sabatini che Meluso avrebbe voluto a Cosenza, sono in battaglia per entrare nei playoff promozione, che poi vinceranno, e la rosa è di livello assoluto.
Torna nella tua terra terùn
A Como i primi 20’ sono piuttosto statici, poi i Lupi si svegliano: al 24’ segna Criaco, di nuovo, con un bel sinistro da fuori, 3’ dopo raddoppia De Angelis. Al riposo si va sullo 0-2. Umberto Saracco per tutto il primo tempo aveva avuto nelle orecchie i tifosi comaschi, che avevano cantato in maniera ossessivo compulsiva il coro «Terun terun torna nella tua terra terun». Quando al 15’ della ripresa Statella segnerà lo 0-3, saranno i tifosi del Cosenza a cantare quel coro fino al triplice fischio. E Saracco ha cambiato porta, quindi praticamente ha avuto nelle orecchie lo stesso motivo per 80 minuti. Non male. Il Como fa l’1-3 con Le Noci su punizione, ma nel recupero Calderini mette dentro il gol del definitivo 1-4.
Il Cosenza, la Coppa Italia al cielo e la Calabria Rossoblù
Il ritorno, in casa il 22 aprile, è poco più di una formalità: finisce 1-0, gol di Ciancio. Capitan De Angelis alza al cielo la Coppa Italia davanti a quindicimila tifosi del Cosenza festant. Uno stadio pienissimo nonostante la contemporaneità della gara fra Juventus e Monaco, semifinale di Champions League che porterà i bianconeri a Berlino. Anche il post match è degno di nota: l’autore del gol decisivo che si presenta con due Franziskaner in conferenza, salvo poi lasciarle all’entrata della sala stampa. Anche Roselli è visibilmente brillo e strascica le parole, mentre tre quarti della squadra puzza di alcool in modo piuttosto evidente. La festa prosegue per tutta la notte. Il giorno dopo Cosenza si sveglia ebbra di gioia per la sua notte più bella da tanto tempo a questa parte. Sarà il primo mattoncino verso la costruzione di una nuova era rossoblù.