Nicolino Grande Aracri: «Farmabusiness? Non so niente». Ma la Dda non ci crede | LA MOGLIE E IL FRATELLO | FINE DELLA COLLABORAZIONE
Nicolino Grande Aracri dichiara di non sapere nulla sul business dei farmaci in cui sarebbe coinvolta tutta la sua famiglia. Anche in questo caso per la Dda di Catanzaro non è credibile.
Ci sono tante domande senza risposta nel pentimento «farsa» di Nicolino Grande Aracri, boss di Cutro, che nel mese di aprile aveva chiesto di parlare con la Dda di Catanzaro, per vuotare il sacco sugli eventi criminali commessi nella “Provincia” e nel resto d’Italia. Tra i tanti interrogativi, ce n’è uno che agita gli addetti ai lavori: lo ‘ndranghetista di lungo corso sperava davvero di essere creduto senza accusare i familiari o essere a conoscenza degli omicidi avvenuti negli anni passati? Ma c’è anche un rovescio della medaglia. A Nicolino Grande Aracri si può contestare il fatto che fosse certamente informato di ciò che avveniva prima del suo arresto, ma dal 6 marzo del 2013, giorno in cui tornò in cella per “Kyterion II”, come poteva sapere degli affari illeciti della cosca se era rinchiuso al 41bis?
La notizia, eventualmente, sarebbe stata clamorosa, ovvero che anche in regime di carcere duro un boss potentissimo come Nicolino Grande Aracri riuscisse a dirigere le attività illegali del suo gruppo mafioso. Su alcune questioni, infatti, la Dda di Catanzaro ha sbattuto il pugno, come l’inchiesta sul business dei farmaci. In questa circostanza, il boss di Cutro ha escluso che il fratello Domenico, l’avvocato, potesse commettere qualcosa di illecito.
L’inchiesta “Farmabusinness”
Si tratta di una delle ultime inchieste condotte dalla Dda di Catanzaro contro presunti appartenenti alla cosca Grande Aracri di Cutro (LEGGI QUI I DETTAGLI). Parliamo delle indagini che hanno coinvolto l’antennista di Catanzaro, Domenico Scozzafava e il consigliere regionale, Mimmo Tallini, all’epoca presidente del Consiglio regionale, posto ai domiciliari dal gip di Catanzaro e scarcerato 15 giorni dopo dal Riesame. Secondo l’accusa, la famiglia Grande Aracri avrebbe voluto investire nel business dei farmaci, ma il boss di Cutro di questa storia non ne sapeva niente. Così, anche in questo caso, il pm Domenico Guarascio timbra come “inattendibili” le dichiarazioni del “Mammasantissima” crotonese.
«Non so nulla…»
Ecco uno dei passaggi del colloquio avuto con gli inquirenti antimafia. Si parla di Domenico Grande Aracri, finito ai domiciliari e liberato dopo qualche settimana dal Tdl di Catanzaro. «Domenico Grande Aracri ha un ruolo all’interno della cosca?» ha chiesto il pm Guarascio. E il boss ha risposto così. «Io questo non lo so, non lo so perché diciamo quando io ero fuori non c’era questo problema di farmacie, di farmacabis diciamo, non c’era questo programma, se c’era questo programma ne parlavano con me diciamo». Ma Nicolino va oltre e aggiunge: «Ma se c’è stato mio fratello Domenico, sicuramente… sicuramente se c’era qualche cosa di illecito sicuramente non si mintìva, sicuro, sicuramente al cento per cento». E ancora: «Al cento per cento ‘on si mintìa, sicuro al cento per cento. Se era una cosa lecita lui si poteva mettere sicuro e tranquillamente, ma se era una cosa illecita è difficile proprio al cento per cento non si mintìva sicuro, al cento per cento».
Arriva il momento in cui Guarascio si spazientisce: «Lei della questione dei farmaci non sa praticamente nulla». E Grande Aracri replica: «No no, perché non c’era in programma, se c’era ne parlavamo pure ntu Kyterion insomma alla fine» e spiega che Salvatore, il nipote, «quello lì… quello è un truffatore… chidhu diciamo…».
«Non ho mai coinvolto nessuno dei miei fratelli»
Passa qualche secondo e l’argomento principale torna ad essere il fratello Domenico. «”Farmabusiness”» chiede il sostituto procuratore antimafia, Domenico Guarascio «è un’allegazione diciamo da ultimo con questa ordinanza che voi avete letto, eccetera, eccetera. Io le chiedo, invece, se suo fratello GRANDE ARACRI Domenico ha avuto un ruolo all’interno della cosca sua, insieme a lei, curava determinati affari oppure no. Mi dica lei?». E il boss dà una risposta secca: «Io non l’ho mai coinvolto», spiegando inoltre che «mio fratello magari sapeva che io avevo acquistato degli immobili quello è sicuro, quello lo sapeva, però che diciamo lui era coinvolto con me e con i miei affari, io non l’ho mai coinvolto. Ma non solo a lui io non ho mai coinvolto, io non ho mai convolto a nessuno dei miei fratelli. Io praticamente anziché coinvolgere mettiamo la mia famiglia, coinvolgevo altre persone estranee, perché pensavo sempre al male, ho pensato sempre che diciamo “se io coinvolgo a qualcuno dei miei familiari, poi se ne accorgono e sequestrano tutto”, tutto qua è il problema». E conclude: «Poi se hanno fatto cose quando io non c’ero, questo non lo so». (continua)