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Arresti a Cosenza, frizioni tra gli “zingari”: qualcuno voleva creare un altro gruppo

Nel 2018 viene ipotizzata la costituzione di un nuovo gruppo delinquenziale, escludendo chi faceva parte di "Rango-zingari"

Arresti a Cosenza, frizioni tra gli “zingari”: qualcuno voleva creare un altro gruppo

Ci sono tanti punti di contatto, come raccontato in un altro servizio, tra la recente inchiesta della Dda di Catanzaro e quella “Testa di Serpente“, una sorte di anticipazione di quello che il 1 settembre 2022, l’ufficio antimafia coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri, ha portato a conoscenza dell’opinione pubblica con un maxi blitz che ha disarticolato tutti i clan operanti tra Cosenza e Rende, nonché il sodalizio Presta di Roggiano Gravina.

Arresti a Cosenza, cosa mancava in “Testa di Serpente”

In “Testa di Serpente“, mancava la zampata vincente, tanto da spingere il gup di Catanzaro, nella sentenza di primo grado (rito abbreviato) a fare alcune considerazioni circa la validità dell’aggravante mafiosa applicata agli Abbruzzese. Oggi, tuttavia, nelle oltre 6mila pagine di richiesta cautelare emerge un quadro indiziario netto e grave rispetto alle presunte condotte contestate ai vari esponenti della famiglia degli “zingari” e di tutti quelli che orbitavano nel loro gruppo, specializzato nel traffico di sostanze stupefacenti. Accuse che farebbero crollare le “certezze” di qualcuno degli indagati.

Arresti a Cosenza, da “Nuova Famiglia” a “Doomsday”

La linea seguita dagli “zingari” è pressoché identica al passato. Se nell’indagine “Doomsday“, arrivata dopo l’altro mega blitz denominato “Nuova Famiglia“, lo smercio della droga viaggiava per le strade dell’hinterland cosentino, qui siamo più o meno sugli stessi livelli. Ci sono zone di Cosenza totalmente controllate dai pusher che si riforniscono dal sodalizio, e come spiegato in un altro articolo, chi non paga la “coca” viene pestato. Funziona così nel panorama criminale cosentino (e non).

Arresti a Cosenza, le frizioni tra gli “zingari”: ecco perché

Ma ci sono altri aspetti, d’interesse investigativo, che elevano questa inchiesta rispetto alle precedenti. Detto del linguaggio non criptico, i rapporti che si creano tra i vari presunti affiliati all’associazione dedita al narcotraffico sono espliciti e a volte anche litigiosi. Quelli che sono obbligati a rifornirsi dagli Abbruzzese, si lamentano del fatto che una “partita di droga” abbia in realtà un costo elevato, mentre in altre zone può essere acquistata a un prezzo inferiore. Così si tenta di trattare e in alcuni casi si raggiunge l’obiettivo.

Altri problemi si rilevano nella gestione degli affari che, alcuni cercano di far lievitare, ipotizzando la costituzione di un gruppo più forte e omogeneo, escludendo qualcuno del passato. E questa, di cui vi parliamo, è una conversazione contenuta agli atti dell’inchiesta che sembra far ritornare indietro il tempo, quando dopo il suo pentimento, Mattia Pulicanò rivelò un piano omicidiario per eliminare Antonio Abruzzese aliasStrusciatappine“.

Arresti a Cosenza, l’intercettazione tra Abbruzzese e Bevilacqua

In questo caso l’idea viene a Fiore Bevilacqua, detto “Mano Mozza“, una figura che diventa centrale, secondo gli inquirenti, in questa nuova indagine contro la ‘ndrangheta cosentina. In tal senso è utile richiamare gli accertamenti investigativi delle forze ordine che il 18 luglio 2018, captando un colloquio tra Luigi Abbruzzese e “Mano Mozza”, ascoltano la proposta di Fiore Bevilacqua di «formare un nuovo gruppo delinquenziale, composto da dieci persone con la presenza di loro due, Luigi e Fiore, Andrea Greco, Marco, il fratello di Luigi», escludendo Gennaro Presta. Quest’ultimo era un esponente di vertice dell’associazione “Rango-zingari”. «Andrea, lo Struzzo tuo fratello (…). Con uno, con sette, otto bastoni, se non li chiudiamo li picchiamo tutti, vuole ammazzare… a chi viene gli spacchiamo la testa, agli italiani non gli conviene fare questo perché fanno bene», con la prospettiva di fare un ottimo guadagno «due carte al mese sicuro» e toglie dalla lista proprio Presta. «Senza di loro, loro lasciali stare- A Gennarino lascialo stare, solo tuo fratello lo dobbiamo tirare con noi».

Arresti a Cosenza, la competizione con “Strusciatappine”

Passano undici giorni e la Dda di Catanzaro intercetta un altro passaggio, dal punto di vista investigativo, molto importante per costruire a puntino l’accusa di associazione a delinquere dedita al narcotraffico. E in questa vicenda, entra anche Antonio Marotta, alias “Capiceddra”, che vorrebbe un prezzo migliore dagli Abbruzzese, spiegando ai fratelli che da un’altra parte vendono la droga a “ventitrè”, facendo il nome di “Strusciatappine” che l’avrebbe di ottima qualità. Storie dunque di vita criminale a Cosenza che i magistrati hanno analizzato nel dettaglio.

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