Arresti a Cosenza, frizioni tra gli “zingari”: qualcuno voleva creare un altro gruppo
Nel 2018 viene ipotizzata la costituzione di un nuovo gruppo delinquenziale, escludendo chi faceva parte di "Rango-zingari"
Ci sono tanti punti di contatto, come raccontato in un altro servizio, tra la recente inchiesta della Dda di Catanzaro e quella “Testa di Serpente“, una sorte di anticipazione di quello che il 1 settembre 2022, l’ufficio antimafia coordinato dal procuratore capo Nicola Gratteri, ha portato a conoscenza dell’opinione pubblica con un maxi blitz che ha disarticolato tutti i clan operanti tra Cosenza e Rende, nonché il sodalizio Presta di Roggiano Gravina.
- 1. Arresti a Cosenza, cosa mancava in “Testa di Serpente”
- 2. Arresti a Cosenza, da “Nuova Famiglia” a “Doomsday”
- 3. Arresti a Cosenza, le frizioni tra gli “zingari”: ecco perché
- 4. Arresti a Cosenza, l’intercettazione tra Abbruzzese e Bevilacqua
- 5. Arresti a Cosenza, la competizione con “Strusciatappine”
Arresti a Cosenza, cosa mancava in “Testa di Serpente”
In “Testa di Serpente“, mancava la zampata vincente, tanto da spingere il gup di Catanzaro, nella sentenza di primo grado (rito abbreviato) a fare alcune considerazioni circa la validità dell’aggravante mafiosa applicata agli Abbruzzese. Oggi, tuttavia, nelle oltre 6mila pagine di richiesta cautelare emerge un quadro indiziario netto e grave rispetto alle presunte condotte contestate ai vari esponenti della famiglia degli “zingari” e di tutti quelli che orbitavano nel loro gruppo, specializzato nel traffico di sostanze stupefacenti. Accuse che farebbero crollare le “certezze” di qualcuno degli indagati.
Arresti a Cosenza, da “Nuova Famiglia” a “Doomsday”
La linea seguita dagli “zingari” è pressoché identica al passato. Se nell’indagine “Doomsday“, arrivata dopo l’altro mega blitz denominato “Nuova Famiglia“, lo smercio della droga viaggiava per le strade dell’hinterland cosentino, qui siamo più o meno sugli stessi livelli. Ci sono zone di Cosenza totalmente controllate dai pusher che si riforniscono dal sodalizio, e come spiegato in un altro articolo, chi non paga la “coca” viene pestato. Funziona così nel panorama criminale cosentino (e non).
Arresti a Cosenza, le frizioni tra gli “zingari”: ecco perché
Ma ci sono altri aspetti, d’interesse investigativo, che elevano questa inchiesta rispetto alle precedenti. Detto del linguaggio non criptico, i rapporti che si creano tra i vari presunti affiliati all’associazione dedita al narcotraffico sono espliciti e a volte anche litigiosi. Quelli che sono obbligati a rifornirsi dagli Abbruzzese, si lamentano del fatto che una “partita di droga” abbia in realtà un costo elevato, mentre in altre zone può essere acquistata a un prezzo inferiore. Così si tenta di trattare e in alcuni casi si raggiunge l’obiettivo.
Altri problemi si rilevano nella gestione degli affari che, alcuni cercano di far lievitare, ipotizzando la costituzione di un gruppo più forte e omogeneo, escludendo qualcuno del passato. E questa, di cui vi parliamo, è una conversazione contenuta agli atti dell’inchiesta che sembra far ritornare indietro il tempo, quando dopo il suo pentimento, Mattia Pulicanò rivelò un piano omicidiario per eliminare Antonio Abruzzese alias “Strusciatappine“.
Arresti a Cosenza, l’intercettazione tra Abbruzzese e Bevilacqua
In questo caso l’idea viene a Fiore Bevilacqua, detto “Mano Mozza“, una figura che diventa centrale, secondo gli inquirenti, in questa nuova indagine contro la ‘ndrangheta cosentina. In tal senso è utile richiamare gli accertamenti investigativi delle forze ordine che il 18 luglio 2018, captando un colloquio tra Luigi Abbruzzese e “Mano Mozza”, ascoltano la proposta di Fiore Bevilacqua di «formare un nuovo gruppo delinquenziale, composto da dieci persone con la presenza di loro due, Luigi e Fiore, Andrea Greco, Marco, il fratello di Luigi», escludendo Gennaro Presta. Quest’ultimo era un esponente di vertice dell’associazione “Rango-zingari”. «Andrea, lo Struzzo tuo fratello (…). Con uno, con sette, otto bastoni, se non li chiudiamo li picchiamo tutti, vuole ammazzare… a chi viene gli spacchiamo la testa, agli italiani non gli conviene fare questo perché fanno bene», con la prospettiva di fare un ottimo guadagno «due carte al mese sicuro» e toglie dalla lista proprio Presta. «Senza di loro, loro lasciali stare- A Gennarino lascialo stare, solo tuo fratello lo dobbiamo tirare con noi».
Arresti a Cosenza, la competizione con “Strusciatappine”
Passano undici giorni e la Dda di Catanzaro intercetta un altro passaggio, dal punto di vista investigativo, molto importante per costruire a puntino l’accusa di associazione a delinquere dedita al narcotraffico. E in questa vicenda, entra anche Antonio Marotta, alias “Capiceddra”, che vorrebbe un prezzo migliore dagli Abbruzzese, spiegando ai fratelli che da un’altra parte vendono la droga a “ventitrè”, facendo il nome di “Strusciatappine” che l’avrebbe di ottima qualità. Storie dunque di vita criminale a Cosenza che i magistrati hanno analizzato nel dettaglio.
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