“I Maccabuani”, i fusilli fatti col cuore. Quando inclusione vuol dire mettere le mani in pasta | VIDEO
Per il secondo anno l’Associazione “La Terra di Piero” ospita un progetto che coinvolge i ragazzi affetti da disabilità aprendogli le porte verso un futuro lavorativo (vero)
Alle dieci e trenta in punto si distribuisce la farina e si uniscono i tavoli. Cerate a fiori, cappellini bianchi, grembiuli puliti. C’è profumo di domenica anche se è mercoledì, e un’aria di famiglia, di quelle che si riuniscono in cucina a preparare il pranzo per tutti. Un ragazzo s’è messo la giacca da chef con i bottoni sul davanti e si vede che ne va orgoglioso. Le volontarie portano le brocche dell’acqua fresca e le tavole di legno su cui stendere le lagane che verranno cotte con i ceci e l’alloro, come vuole tradizione. Alla “Terra di Piero” è ora di mettere le mani in pasta. A farlo sono i giovani, affetti da disabilità, che per il secondo anno sono i protagonisti del progetto dei “Maccabùani”, i fusilli fatti con il cuore. E di cuore ce n’è davvero tanto in quello spazio colmo di sogni possibili e amore puro e distillato.
L’idea è nata da Sergio Crocco e poi è germogliata grazie al lavoro dei volontari e delle volontarie delle associazioni aderenti, e della mastra pastaia, così la chiamano, Tiziana Turano che supervisiona le giornate di formazione. «Abbiamo afferrato al volo quest’occasione perché è proprio in linea con la nostra filosofia che mira formare ragazzi autonomi e pienamente integrati nel tessuto sociale». A parlare è Ilenia Langella membro appassionato di “Punto e a capo – Onlus Cosenza”, un’associazione di genitori e tutori di persone con sindrome di Down, attiva a Cosenza dal 2018. «Questo non solo è un esercizio che aiuta i ragazzi a socializzare ma può essere anche il punto di partenza per un futuro lavorativo».
Marina, una delle apprendiste chef è entusiasta. Ha ammassato acqua e farina e adesso guarda orgogliosa il suo panetto. «Ci vuole tempo e pazienza», dice con la saggezza del cuoco consumato. Il lavoro prosegue ordinato per ore, mentre le volontarie guidano le mani dei ragazzi anche nei compiti più delicati.
«Io non so cucinare, per niente, magari qui imparerò qualcosa da loro – spiega Fulvia Fazio, della “Terra di Piero” –. È bello vedere questi ragazzi felici, lavorando si sentono utili. Anche noi stiamo lavorando a qualcosa, è un grande sogno che sta per realizzarsi, lo culliamo da tanto tempo: apriremo una trattoria inclusiva e si chiamerà “Affavorì”».
Il modello, così come racconta Sergio Crocco, è quello dell’associazione “Gli altri siamo noi” che da anni prepara confetture e biscotti. «Noi vogliamo passare dal campo del solidarismo, a quello dell’interazione vera offrendo ai ragazzi la possibilità di produrre, attraverso il lavoro, un reddito non finto e una prospettiva di aggregazione vera con il resto della nostra amata Cosenza».
Qualcuno, al lavoro sul taglio della pasta (che per l’occasione diventerà la tradizionale “lagana”), si sente già ispirato. «Sai che voglio fare da grande?» ci dice Vintagelo. «Voglio fare il sous-chef, l’assistente chef». E Gio Gio, poco più in là gli fa eco. «Mi piace lavorare la pasta perché poi è bello vedere il risultato di quello che hai fatto». I ragazzi non sanno che il vero piatto forte sono proprio loro.