La droga di Rosarno arrivava fino a Cassano Ionio: le indagini della Dda di Reggio
Non solo rapporti con i cosentini, ma Francesco Benito Palaia aveva aperto un canale anche nella Piana di Sibari. Il soggetto cassanese ora si trova agli arresti domiciliari
Dal Reggino al Cosentino. Il traffico di sostanze stupefacenti viaggia su tutto il territorio regionale calabrese. N’è prova la nuova inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha smantellato la rinnovata associazione mafiosa contestata dai magistrati antimafia alla famiglia Bellocco di Rosarno, indicata come tra le più potenti della ‘ndrangheta. In altri servizi avevamo illustrato i rapporti tra i rosarnesi e soggetti legati alla criminalità organizzata di Cosenza.
I rapporti di Francesco Benito Palaia con i cosentini
Dal pusher Fausto Pizzuti, il quale avrebbe acquistato hashish e marijuana da Francesco Benito Palaia, cognato del presunto boss Umberto Bellocco (classe 1983), al presunto capo della confederazione mafiosa cosentina Francesco Patitucci, sul quale però non sussistono i gravi indizi di colpevolezza in ordine alla cessione di dieci chili di cocaina. Si tratta di una circostanza emersa in una intercettazione telefonica estrapolata dai colloqui tenuti da Palaia con i suoi interlocutori, ma nessuna prova concreta del passaggio di droga in riva al Crati.
L’indagine, inoltre, ha anche accertato i presunti rapporti illeciti tra Francesco Benito Palaia e un costruttore edile di Castrovillari, vittima (secondo gli inquirenti antimafia) di una presunta tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Nessun indizio, invece, in ordine a una presunta estorsione, sempre contestata a Palaia nei confronti dell’imprenditore del Pollino. Ma non è finita qui.
Da Rosarno a Cassano Ionio
L’inchiesta contro i Bellocco, e nel caso di specie contro Francesco Benito Palaia, avrebbe acceso i riflettori investigativi anche sull’asse criminale con un soggetto di Cassano Ionio. Parliamo di Mario Vellutino, posto agli arresti domiciliari dal gip del tribunale di Reggio Calabria.
Secondo l’accusa, la cosca Bellocco avrebbe ceduto 10 chili di marijuana in favore del soggetto originario della Piana di Sibari. «I primi spunti investigativi – si legge nelle carte – per l’accertamento del suddetto fatto – reato si ricavavano da una conversazione registrata in data 11 novembre 2019 tra Francesco Benito Palaia e il sodale Enrico Condoleo in cui Palaia rappresentava a Condoleo di avere urgente bisogno di reperire il consistente quantitativo di 10 chilogrammi di marijuana da “piazzare” attraverso uno dei suoi contatti («Senti qui mi servono dieci chili di erba .. »)».
Palaia già il 22 novembre 2019 era pronto per “spedire” la droga a Cassano Ionio, ma lungo il tragitto Francesco Fiumara veniva fermato dai carabinieri di Vibo Valentia lungo l’Autostrada in direzione Nord. I militari dell’Arma infatti lo avevano sorpreso con dieci chili di marijuana. Così lo stesso Palaia, qualche giorno dopo, provvedeva a telefonare Vellutino, confermando al cassanese di essere disponibile reinviare il carico.
Il mix tra canapa indiana e canapa sativa
I carabinieri, nel corso delle indagini, hanno annotato anche che «domenica 24 novembre 2019 Francesco Benito Palaia telefonava a Gaetano Palaia, per sincerarsi che lo stupefacente destinato a Vellutino fosse stato preparato per come avevano concordato (ovvero miscelando canapa indiana e canapa sativa). Gaetano Palaia assicurava che tutto sarebbe stato pronto per il giorno successivo. Francesco Benito Palaia si raccomandava sottolineando che lui aveva preso accordi per la cessione con Vellutino per le ore 17 del giorno successivo». Ma per concludere la trattativa, secondo Palaia, sarebbe servita la cifra richiesta. E la merce, riferiscono i carabinieri, non sarebbe stata consegnata fin quando il denaro non fu portato a Rosarno.
Le valutazioni del gip di Reggio Calabria su Francesco Benito Palaia
La ricostruzione della Dda di Reggio Calabria, a parere del gip reggino. “consente agevolmente di sostenere la gravità indiziaria nei confronti degli indagati Francesco Benito Palaia, Vincenzo Palaia (classe 1992) e Gaetano Palaia (classe 1991) per la vendita in concorso dello stupefacente a Mario Vellutino, consentendo le superiori risultanze di ritenere perfezionato l’accordo di cessione dello stupefacente del tipo marijuana per un quantitativo di 10 chili al prezzo totale di 17mila euro, in esito alla trattativa documentata dalle intercettazioni».
«Palese – scrive il gip – la sussistenza della circostanza aggravante contestata di cui all’art. 416 bis. 1 c.p. per Francesco Benito Palaia, Vincenzo Palaia (classe 1992) e Gaetano Palaia (classe 1991), sussistendo la consapevolezza di questi ultimi – tutti legati da stretto vincoli familiare – che il traffico di stupefacenti a cui prendevano parte era gestito da Francesco Benito Palaia nell’interesse della cosca Bellocco da lui in quel momento rappresentata ed organizzata per diretta investitura del cognato Umberto Bellocco (classe 1983), detenuto al carcere di Lanciano. Ricorrono per Francesco Benito Palaia anche le altre aggravanti contestate».
Infine, evidenzia il gip, «va esclusa l’aggravante di cui all’art. 416bis cp nei confronti di Mario Vellutino in ordine alla circostanza aggravante dell’agevolazione dell’attività di un ‘associazione di tipo mafioso», in quanto «al di là del dato dell’intrattenimento di rapporti di acquisto dello stupefacente da Francesco Benito Palaia, non vi sono elementi per ritenere dimostrata la conoscenza che l’associazione dedita al narcotraffico costituisse una costola della consorteria mafiosa, sotto la protezione e per il vantaggio economico della quale il sodalizio ex art. 74 d.P.R. 309/90 operava, motivo che induce ad escludere, per lo stesso, l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1, cp».